La sede della Banca d'Italia, Palazzo Koch, oggi 21 ottobre a Roma. ANSA/ALESSANDRO DI MEODi record in record. La Banca d’Italia ha comunicato nel supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e reddito”, il nuovo limite massimo raggiunto dal debito dalle pubbliche amministrazioni. La nuova quota è 2.184,5 miliardi di euro, in aumento del 15,3% rispetto allo scorso febbraio. E preoccupa soprattutto il dato che riguarda le amministrazioni centrali, che da sole hanno raggiunto un debito di 14,2 miliardi. Per gli enti locali, il debito si attesta invece a 1,1 miliardi.

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha commentato questi dati e li ha definiti «attesi e previsti a causa di un meccanismo tecnico». Ma ha poi aggiunto: «Bisogna cominciare a pensare di tagliare la spesa pubblica». Queste dichiarazioni arrivano dopo i dati diffusi il 13 maggio dall’Istat riguardo alla crescita del Pil, +0,3% nel primo trimestre del 2015. Squinzi ha, però, precisato: «Non possiamo certo dire di essere fuori dalla crisi».

Nel concreto le ripercussioni di questa crescita sono state comunque contenute. L’aumento è stato inferiore al fabbisogno dello Stato per la gestione della spesa pubblica che è stato stimato in 18,6 miliardi. La macchina amministrativa ha potuto finanziarsi grazie al piazzamento vantaggioso dei titoli di Stato. Positiva anche la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione che è stata negativa nell’ultimo periodo e ha permesso quindi di pagare meno interessi.

Nel bollettino di Bankitalia anche i dati relativi alle entrate tributarie 27,7 miliardi a marzo 2015 con un aumento dello 0,6% su base annua. Nessun cambiamento rispetto allo stesso periodo del 2014.

Lara Martino