ford-migliora-il-lavoro-in-catena-di-montaggio_2“Più di 130mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta”. Così ha twittato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il 2 marzo, per annunciare i risultati della lotta alla disoccupazione. Perché, a un anno esatto dal primo provvedimento sul lavoro adottato dal suo governo, arrivano gli attesi segnali di ripresa.

Il tasso di disoccupazione in Italia nel 2015 scende: a dicembre 2014 era al 12.7% mentre a gennaio è calato al 12,6%. L’aumento dell’occupazione su base annua si attesta quindi sullo 0,6%. Lo raccontano i dati Istat: una diminuzione lieve ma importante perché la percentuale di disoccupati di fine 2014 era stata la peggiore dal 1977. I numeri più rassicuranti arrivano dal settore dell’agricoltura dove si registrano 57mila nuovi occupati, molti dei quali giovani.

Ma anche le notizie meno incoraggianti arrivano dalla disoccupazione giovanile. Se è vero che a gennaio questa è scesa dal 41.4% al 41.2%, la situazione italiana resta una delle peggiori in Europa. In Inghilterra, Francia o Germania per un venticinquenne la possibilità di trovare lavoro è quasi doppia rispetto che nel nostro Paese. Un altro aspetto negativo è il dato Istat del 3 marzo che registra un calo degli occupati nelle grandi imprese dello 0.4% nel dicembre scorso. Nelle aziende con più di 500 dipendenti però gli stipendi sembrano essere aumentati, anche se di poco (+0.8%).

Un ruolo fondamentale è giocato anche dall’economia sommersa. L’Istat rivela che il commercio illegale o non osservato, nel solo 2012, ha rappresentato ben 206 miliardi di euro cioè intorno al 12% del Pil.

Federica Villa