"Politiche migliori per una vita migliore", il logo dell'Ocse

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Martedì, mentre lo spread tra Btp e Bund scendeva sotto quota 330, i dati dell’Ocse hanno rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil italiano per il 2012/2013. Con il suo ultimo rapporto, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha previsto una crescita negativa del 2,2 per cento per quest’anno e dell’1 per cento per il seguente. Più rosee erano le stime del governo, che aveva previsto un calo dell’1,7 e  dello 0,4 per cento.

Monti aveva detto a inizio mese di attendersi una ripresa nella seconda metà del 2013 e che il debito dell’Italia comincerà a scendere dal 2014. L’Ocse si aspetta che per ottenere tale riduzione sarà necessaria un’ulteriore stretta di bilancio. Secondo Pier Carlo Padoan, capo economista dell’organizzazione, l’ulteriore rallentamento della crescita coinvolgerà tutta l’eurozona con cali dello 0,4 per cento nel 2012 e dello 0,1 nel 2013. Il ritorno in positivo dovrebbe arrivare solo nel 2014 (+1,3%).

Secondo l’Ocse, anche la disoccupazione è destinata a salire all’8 per cento nel 2012 e all’8,2 nel 2013, per poi tornare all’8 per cento nel 2014. Le stime sono «coerenti con le nostre preoccupazioni», ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso. Inoltre le misure di austerità varate dal governo avrebbero causato nel Belpaese il maggior calo dei consumi registrato dal dopoguerra. «Il rigore ha indebolito la domanda interna e i consumi privati sono scesi al tasso maggiore dalla Seconda Guerra Mondiale», spiega il report.

Nel complesso l’operato del premier Monti è giudicato favorevolmente, ma l’Ocse ha espresso «una rilevante fonte di incertezza» sull’impegno del futuro governo «a mantenere il percorso di consolidamento di bilancio e riforme strutturali favorevoli alla crescita. Tornare indietro danneggerebbe sia la visione dei mercati sia la crescita».

Le stime dell’organizzazione parigina trovano riscontro anche nelle previsioni degli analisti di Morgan Stanley. L’agenzia di rating statunitense ha ridotto la stima di crescita per l’Italia nel 2013 portandola da -1 a -1,2 per cento. È però un miglioramento rispetto alla precedente valutazione, che assegnava al nostro Paese un -2,1 per cento per l’anno in corso. Anche Morgan Stanley prevede una piccola ripresa nel 2014 e una crescita dello 0,5 per cento.

In controtendenza si pone invece Jim O’Neill, economista e presidente di Goldman Sachs. Un report pubblicato dalla banca americana dice che l’economia italiana potrebbe avere un’impennata fin dal prossimo anno. «In termini di crescita – scrive O’Neil – anche se la recessione nel Paese continua, gli indicatori suggeriscono che l’economia abbia toccato il fondo del ciclo e che sia pronta a ripartire». Rimarrebbero però la necessità di riforme strutturali, da decidersi a livello centrale, riguardo alla competitività del costo del lavoro e il problema dell’altissima presenza di piccole e medie imprese che hanno difficoltà ad accedere al credito.

Eva Alberti