L’ad di Ubi, Victor Massiah

«Ostile, non concordata e non coerente». Il Comitato Azionisti di Riferimento (Car) ha detto no all’offerta di acquisizione che Intesa San Paolo ha presentato a Ubi. Il verdetto arriva dopo una riunione tra il patto di soci che detiene la porzione più ingente di azioni (quasi il 18 per cento). Al tavolo, oltre alle fondazioni CariCuneo e Banca del Monte di Lombardi, sedevano anche alcune importanti famiglie imprenditoriali di Bergamo e Brescia, probabilmente non favorevoli alla proposta per le possibili ricadute sulla governance. L’ultima parola, però, spetterà comunque ai fondi, soprattutto internazionali, che di fatto detengono quasi il 60 per cento del capitale della banca. Dal canto suo, l’ad di Intesa, Carlo Messina, ha chiarito di non voler rilanciare modificando i valori di concambio.

L’offerta – Intesa San Paolo, con l’appoggio di Unipol, ha proposto a Ubi un’offerta pubblica di scambio (Ops): l’obiettivo è quello di conquistare la banca senza svalutarla. Il gruppo torinese offrirà 17 azioni proprie ogni 10 azioni di Ubi, per una valorizzazione di 4,25 euro: un premio del 27,6 per cento sul valore di Borsa che le azioni della banca bresciana-bergamasca avevano venerdì 14 febbraio. L’offerta non era stata concordata, ma non è stata accolta negativamente da Ubi. Intesa San Paolo ha giustificato la mossa, che ha colto di sorpresa il mercato e soprattuttio i vertici stessi di Ubi, elogiando il lavoro di Massiah e ricordando le affinità che legano i due istituti: «Intesa Sanpaolo – si legge in un comunicato – considera Ubi tra le migliori banche italiane, radicata nelle regioni italiane più dinamiche, con rilevanti risultati conseguiti grazie all’eccellente lavoro svolto dal Ceo e dal management e con un valido Piano di Impresa, che nel Gruppo risultante dall’operazione possono trovare non solo continuità di realizzazione ma anche ulteriore valorizzazione».

Il ruolo degli advisor – In una lettera inviata ai dipendenti Massiah ha sottolineato che «prima di diventare progetto, l’offerta dovrà passare attraverso un complesso, e per nulla scontato, iter autorizzativo delle autorità vigilanti e di approvazione da parte delle assemblee». Il primo passo è stato scegliere e nominare degli advisor, non ancora noti in via ufficiale. I consulenti avranno il compito di valutare le informazioni avute fino ad ora e di consultare la proposta ufficiale che Intesa presenterà il 7 marzo alla Consob.  L’incarico probabilmente sarà dato a Credit Suisse e, secondo quanto scrive Milano Finanza, anche a un’altra banca estera, Morgan Stanley o Goldman Sachs. Per Ubi, in ogni caso, qualunque sia lo scenario futuro «il modo migliore per poterlo affrontare è continuare a lavorare con l’impegno di sempre, senza minimamente allentare l’attenzione e la focalizzazione sugli obiettivi che ci siamo dati».

Il no degli azionisti storici –  Il no dei soci storici, che in totale detengono il 27 per cento del capitale, era prevedibile. «Ubi è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze, e risorse umane, competitiva e conosciuta sul mercato di riferimento, realtà centrale per il sistema socioeconomico del Paese», ha sottolineato il Car.  Per gli azionisti è doveroso «tutelare il loro investimento in banca»  e per questo sono contrari a quella che definiscono l’Ops di Intesa-Unipol. Non escludono, inoltre, di poter aumentare la loro quota nella banca, come riferito da Mario Cera, componente del comitato direttivo del patto.

Nessun rialzo –  Nel frattempo Intesa San paolo ha dichiarato che non intende ritoccare al rialzo l’offerta. Lo ha annunciato l’ad, Carlo Messina,  in un’intervista a Bloomberg: «Non so cosa il board deciderà, sono liberi di decidere quel che è meglio per gli azionisti. Ci sono zero probabilità di aumentare il prezzo di offerta». Messina, però, ha anche detto di aver fiducia nel successo dell’operazione. «Credo che Ubi seguirà la nostra proposta».
La possibile fusione tra i due istituti ha riscosso successo a Piazza Affari. I titoli di Ubi e Intesa sono saliti e l’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s, S&P, ha indicato che potrebbe alzare di un grado la valutazione dei titoli Ubi qualora l’operazione avesse successo.