Un piccolo calo all’apertura della Borsa di Milano per Monte dei Paschi (-2,5%) e Mediobanca (-0,24%), impegnate nella terza partita del “risiko bancario” italiano nel giro di pochi mesi. Aveva iniziato Unicredit a fine settembre con il tentativo di scalata di Commerzbank e poi di Bpm, e di recente c’è stata la joint venture tra Generali e Natixis, colossi del risparmio gestito. Anche Piazza Affari sembra attendere il cda di Mediobanca in cui si valuterà l’offerta di Monte dei Paschi.

Gli effetti in Borsa – Una flessione ben peggiore per Monte dei Paschi c’era già stata venerdì 24 novembre, con la perdita nella quotazione in Borsa di quasi il 7%. Gli azionisti si aspettavano probabilmente un incremento nel valore in seguito all’acquisizione di Mps da parte di terzi, ma con il nuovo scenario, e una probabile battaglia finanziaria – e legale – dalla lunga durata, sembra che abbiano preferito vendere. Soprattutto perché ora avevano in mano titoli che in anno avevano aumentato il loro valore del 100%. Ora Mps chiederà un aumento di capitale per presentare l’offerta di acquisizione a Mediobanca. L’offerta consiste in 13 miliardi di euro (il 9% in più del valore di capitalizzazione di Mediobanca, 12 miliardi), sotto forma di operazione pubblica di scambio: 2,3 azioni di Monte dei paschi per ogni azione di Mediobanca. Una nuova offerta, che sarà probabilmente richiesta, potrebbe prevedere oltre allo scambio di azioni, anche un’aggiunta in termini di capitale e un aumento dell’offerta azionaria a 3 azioni di Mps per una di Mediobanca. Il cda di quest’ultima valuterà l’offerta il 28 gennaio: si parla di offerta ostile perché il consiglio non aveva in precedenza ricevuto richieste di trattare.

Il governo – L’acquisizione di Mediobanca da parte di Mps sembra godere dell’approvazione del governo, al contrario delle mosse degli scorsi mesi messe in atto da Unicredit nei confronti di Bpm. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha infatti elogiato Monte dei Paschi, commentando da Gedda lo scorso 25 gennaio: «L’operazione di Mps su Mediobanca è un’operazione di mercato. Da una parte dobbiamo essere orgogliosi del fatto che Mps, per anni vista dai cittadini e dalla politica solo come un problema da risolvere oggi è una banca perfettamente risanata che anzi avvia operazioni ambiziose. Questo deve renderci tutti orgogliosi per il lavoro fatto. Se l’operazione dovesse andare in porto parliamo della nascita del terzo polo bancario, che potrà avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani». Ancora più entusiasta il vice-premier Matteo Salvini, che ha commentato: «Da una banca che il Pd aveva reso sostanzialmente moribonda a una banca che ora lancia le opa su altre banche. Sono orgoglioso di aver salvato Mps».

L’azionariato – Il piano di acquisizione era stato in precedenza presentato al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: lo Stato, che ha salvato la banca nel 2017 acquistando il 68% del capitale sociale, resta infatti l’azionista con il pacchetto più grande, pari a circa l’11,7%, dopo che negli ultimi anni aveva gradualmente ceduto una parte consistente delle proprie azioni. Gli altri azionisti con i pacchetti più rilevanti sono la società finanziaria Delfin, rappresentante gli interessi degli eredi di Leonardo Del Vecchio, che è recentemente salita da poco meno del 4% al 9,8% e Francesco Caltagirone, con poco più del 5% delle azioni. Entrambi i gruppi, Delfin e Caltagirone, detengono anche quote rilevanti di Mediobanca. Delfin è il primo azionista con il 19,8%, mentre Caltagirone ha il 7,8%: in caso di fusione, sarebbero i principali azionisti del “terzo polo”, con il beneplacito del Tesoro. A sua volta, il ministero delle Finanze dovrebbe liberarsi definitivamente del proprio 11% di Mps, anche se ci sono contrasti interni alla maggioranza sulle tempistiche: Forza Italia spinge per un’uscita «il prima possibile dal capitale di Mps», stando ad Antonio Tajani, mentre Lega e Fratelli d’Italia propendono per un passaggio più graduale.

Il mercato delle assicurazioni – L’intreccio tra Delfin, Caltagirone e Mediobanca potrebbe avere ricadute importanti anche sul mondo delle assicurazioni. Tutte e tre infatti detengono una percentuale importante di Generali, che recentemente ha chiuso un accordo con la francese Natixis. L’intesa a tre potrebbe riportare quindi più stabilità italiana anche nell’azienda assicurativa.