La riforma del ministro Elsa Fornero è stato un passo avanti per l’Italia delle pensioni, ma la strada rimane lunga. Lo dice l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale sui sistemi previdenziali.
L’Italia spende il 15,4 per cento del proprio Pil in pensioni, quasi il doppio degli altri 34 Paesi membri. La riforma Fornero, adottata nel dicembre 2011 ed entrata in vigore un mese dopo, ha diminuito la spesa pubblica pensionistica con due modifiche: il passaggio dal sistema retributivo al contributivo e l’aumento progressivo dell’età pensionabile. L’Italia dovrebbe essere quindi in grado di allineare la propria spesa pubblica alla media Ocse nel 2060. Per quella data, si stima, i lavoratori italiani andranno in pensione a 69 anni e saranno i più anziani di tutti, insieme ai danesi.
Rimangono però parecchi problemi, sia per i pensionati di oggi che per quelli del futuro. «Oltre alla sostenibilità finanziaria, l’agenda politica italiana dovrebbe tenere in considerazione il rischio povertà. Il costo di assistenza per chi non è autosufficiente può ridurre in modo notevole il reddito dei pensionati», puntualizza Anna Cristina D’Addio, studiosa della Divisione Politiche Sociali dell’Ocse.
Gli over 65 italiani di oggi hanno una pensione media annua di 28.900 euro, pari al 71,2 per cento del loro salario lavorativo. Prendono meno dei colleghi degli altri Paesi, che ricevono 32.400 euro, ma hanno un tasso di sostituzione lordo più alto di quasi venti punti percentuale (la media Ocse è 54,4). Significa che la loro pensione è molto più vicina agli ultimi stipendi da lavoratori di quanto non avvenga negli altri Paesi.
Per i pensionati del futuro, la situazione potrebbe essere molto diversa. I tanti lavoratori con carriere intermittenti e precarie rischiano, a 65 anni, di trovarsi con un assegno mensile molto inferiore a quello dei pensionati di oggi. Che in aggiunta al reddito sono per l’80 per cento proprietario di un’abitazione. Tra vent’anni rischia, anche su questo punto, di non essere così. Appena il 60 per cento degli under 45 possiede una casa e si candida, con ogni probabilità, a passare una pensione in affitto. Proprio sui precari l’Ocse avverte l’Italia: «L’adeguatezza dei redditi pensionistici potrà essere un problema per le generazioni future».
E proprio a questo punto si collega l’altra criticità italiana, quella delle pensioni private. Un sistema sulla carta attivo da tempo, ma che fatica a girare. I fondi aperti per integrare la pensione pubblica, in un momento in cui il posto fisso è quasi un sogno, sono uno strumento utilizzato solo dal 13,3 per cento della popolazione in età lavorativa.
Susanna Combusti