Bruxelles chiama, Roma risponde. Nella tarda serata di ieri, 1 febbraio, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha inviato una lettera alla Commissione europea in cui accetta di correggere la manovra finanziaria. La differenza tra entrate e uscite nelle casse dello Stato verrà ridotta di 3,4 miliardi, pari allo 0,2 per cento del Pil. In questo modo saranno rispettate le richieste avanzate dalla Commissione Europea il 17 gennaio, quando all’Italia è stato chiesto di correggere i suoi conti per evitare le sanzioni.

La lettera – Le parole scritte da Padoan tracciano i punti che verranno toccati da questa correzione. L’obiettivo è aumentare le entrate attraverso lotta all’evasione e nuove accise, probabilmente su benzina e sigarette. Non mancano però i tagli alla spesa. I ministeri vedranno ridursi il budget a loro disposizione e più in generale si cercherà di diminuire i costi della macchina burocratica. Le singole voci di entrata e di spesa saranno specificate ad aprile quando sarà presentato in Parlamento il Def, il documento di programmazione economica e finanziaria.

La crescita a rischio – Alla lettera principale è allegato un documento di 86 pagine in cui vengono spiegati i motivi che hanno portato l’Italia a programmare un deficit del 2,4 per cento invece che del 2,2 per cento come richiesto dall’Europa. Non si parla solo di terremoto, anzi. La spesa per il sisma ammonta a circa 1 miliardo ma ad aver inciso sullo sforamento sono altri fattori. Una manovra troppo rigida potrebbe infatti frenare quella ripresa che in Italia sta cominciando prendere corpo. Un rischio che potrebbe verificarsi con l’instabilità dello scacchiere mondiale: la Brexit e l’elezione di Donald Trump promettono di rompere scenari non solo politici ma anche economici.

Tra toni pacati e “scolaretti” – La risposta di Roma all’Europa è stata apprezzata da molti, ma non da tutti. Le prime parole sono arrivate da Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, che ha elogiato il gesto del governo guidato da Gentiloni: «Sta cercando di trovare una soluzione, senza rinunciare alle richieste italiane. Penso che i suoi toni pacati, ma fermi nella sostanza, in Europa porteranno più risultati». Un approccio confermato anche da Paola de Micheli, sottosegretaria al Ministero dell’Economia: «Abbiamo deciso di tenere una linea molto chiara e prudente con l’Europa. Non interverremo con misure che compromettano a crescita». Critica invece Susanna Camusso, leader della Cgil: «Comincia ad essere insopportabile questa cosa di maestri e scolaretti. Siamo uno dei Paesi fondatori dell’Europa».