La Commissione europea ha tracciato le linea guida per modificare il Patto di stabilità. Da tempo, alcuni Stati, tra cui l’Italia, chiedono a Bruxelles di cambiare le regole sulla gestione dei conti pubblici, giudicate troppo stringenti.

Che cos’è il Patto di stabilità– È entrato in vigore nel 1997, come logica conseguenza degli accordi di Maastrich, in materia economica e d’unione monetaria. Prevede che i Paesi all’interno della zona euro debbano rispettare determinati parametri: il deficit pubblico deve restare sotto il 3% e il debito pubblico non deve superare il 60% del Pil. Soprattutto il secondo vincolo è spesso disatteso: secondo un rapporto Eurostat nel secondo trimestre 2022 la media del debito, in rapporto al Pil, dei Paesi dell’Eurozona era del 94,2%. Sempre per il rapporto dell’istituto di statistica europea, i Paesi con debito pubblico più alto sono Grecia (182,1%), Italia (150,2%), Portogallo (123,4%), Spagna (116,1%) e Francia (113,1%).

Paolo Gentiloni (foto/ ANSA)

La modifica– Le difficoltà dei Paesi a rispettare il Patto di stabilità sono diventate ancora più gravi con le conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina, rendendo di fatto irraggiungibili, se non nel lungo periodo, gli obiettivi fissati. Tutto questo ha portato il commissario per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni a ripensare ai vincoli sulla spesa pubblica. L’Europa sembra, dunque, voler ridiscutere i parametri del Patto di stabilità. Per il momento si parla solo di linee guida per le modifiche, presentate dalla Commissione europea a seguito di colloqui informali con i singoli Stati. Le indicazioni di Bruxelles prevedono che ogni Stato dovrà proporre alla Commissione un percorso di quattro anni, allungabili a sette, per l’aggiustamento dei conti pubblici. A differenza delle regole attuali non viene specificata, una percentuale precisa che tutti i membri devono raggiungere. Inoltre, il metro di riferimento per valutare i progressi degli Stati sarà calcolato sulla spesa netta primaria, che esclude gli interessi sul debito. Questo passaggio è fondamentale per quei Paesi, come Grecia e Italia, che hanno un tasso d’interesse sui titoli pubblici alto. Per chi non rispetta il Patto è confermata la presenza di sanzioni, anche se il loro utilizzo sarà più semplice e più efficace. Gentiloni, presentando le linee guida, ha dichiarato: «Le proposte che presentiamo mirano a conciliare tre imperativi, che sono complementari e non contradditori: sostenere la crescita e migliorare la sostenibilità del debito, rafforzare la titolarità nazionale delle decisioni di politica economica, semplificare le regole mantenendone l’intelligenza».

I dubbi sulla riforma– Il percorso tramite il quale le linee guida si trasformano in regole è lungo e tortuoso. Le eventuali modifiche al Patto di stabilità dovranno essere discusse nuovamente e approvate dagli Stati membri. Molti sono i punti da chiarire, come per esempio, con quali criteri la Commissione europea intende analizzare i programmi di sostenibilità che presenteranno i singoli Paesi. Mettere d’accordo tutti gli Stati non sarà semplice. In particolare, Germania e Paesi Bassi, da sempre molto attenti alle tematiche di sostenibilità dei conti pubblici, valuteranno meticolosamente le modifiche al Patto di stabilità.