I pensionati italiani hanno tutto da invidiare a quelli francesi e il sorriso di quegli italiani over 75 che hanno visto aumentare le loro pensioni a 600 euro potrebbe diventare un po’ più amaro se guardassero oltralpe. Anche la Francia ha presentato una riforma per aumentare gli assegni al minimo, ma l’importo è di 1.200 euro, il doppio di quello italiano. Il bello è che i francesi non sono contenti, perché l’aumento si inquadra in una riforma che molti nel paese contestano.

La riforma – Martedì 10 gennaio Élisabeth Borne, prima ministra francese, ha presentato all’Assemblea nazionale una delle riforme più impopolari del governo Macron: quella sulle pensioni. Oltre all’aumento dell’età pensionabile a 64 anni nel 2030 (che ha suscitato molte critiche), c’è un’altra misura, ben più apprezzata. La pensione minima, che finora ammontava a 1.000 euro, arriverà a toccare i 1.200, pari all’85% dello smic (il salario minimo). Anche i contribuenti italiani hanno visto un aumento delle pensioni minime, voluto dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e inserito nella manovra finanziaria 2023. L’importo, però, è molto diverso: dai 525 euro del 2022 si arriverà a 600 nel prossimo anno. Fare un paragone viene spontaneo, ma bisogna tenere conto della differenza della situazione di finanza pubblica tra i due Paesi, in cui i fattori da considerare sono molteplici. Oltre a quelli economici, non va dimenticato che Francia e Italia hanno due panorami politici molto diversi: la prima ha un governo e un’economia stabili che la rendono affidabile sul mercato internazionale, mentre il Bel Paese viene tuttora considerato meno affidabile, non soltanto per i continui cambi di governo, ma anche a causa della presenza, in Parlamento e nella compagine dell’esecutivo, di partiti politici che anche nel recente passato non hanno nascosto un certo euroscetticismo.

Debito pubblicoLa Francia ha un debito pubblico più alto di quello italiano: 2.956,8 miliardi di euro al dicembre 2022, secondo quando riportato dal sito del Ministero dell’economia e delle finanze francese. Quello italiano, secondo l’ultimo report di Banca d’Italia in riferimento a ottobre 2022, ammonta invece a 2.770,8 miliardi di euro. A prima vista, la disparità tra i due sembra favorire l’idea di un’Italia più ricca, con un più forte potere d’acquisto e soprattutto più stabile nella sua contabilità.

Deficit – I numeri delle previsioni dei deficit del novembre 2022 restituiscono una prima immagine della discrepanza: 5,1% per l’Italia, 4,9% per la Francia. «Le nuove stime del deficit tendenziale relativamente al 2023 risultano al 3,4 per cento del PIL. Vengono invece riviste lievemente al rialzo le previsioni di deficit per il 2024, dal 3,5 al 3,6 per cento del PIL, e per il 2025, dal 3,2 al 3,3 per cento», secondo quanto riportato nella bozza di novembre della NADEF. Stando ai dati di Les EchosParigi ha chiuso invece con lo 0,1% di punti di deficit in meno rispetto alla previsione iniziale (5%).

PIL Pro Capite – A far capire più di tutto il grande divario tra Francia e Italia è il dato del PIL pro capite, che indica la ricchezza degli abitanti e la qualità della vita di un Paese. Secondo il MEF (ministero dell’Economia e finanza), la differenza nel 2019 era di 6.700 euro (26,9mila euro in Italia, 33,3mila in Francia). I dati più recenti di giugno – agosto 2022 sottolineano che c’è stato un aumento per entrambi, ma mettono in evidenza soprattutto una grande disparità nella velocità di crescita. «Il Pil pro capite al Sud è quasi la metà di quello del Nord: 20.900 euro contro i 38.600 euro del Nord-Ovest e i 37.400 euro del Nord-Est», riporta l’Agi, evidenziando anche la forte discrepanza tra le diverse aree d’Italia. L’Insee, l’isituto nazionale della statistica d’oltralpe, ci dice che il PIL pro capite medio francese ammonta a 34.100 euro, con un dato che sale a 57.600 euro in Île-de-France, la regione di Parigi. Il rapporto debito pubblico/PIL alla fine del secondo trimestre 2022 conferma i diversi andamenti: Italia al 150,2% e Francia al 113,1%.