banda largaClima di attesa in vista della seduta del Consiglio dei Ministri del pomeriggio del 3 marzo. Sarà infatti presentato il discusso piano di investimenti da sei miliardi di euro per accelerare la diffusione della banda larga in Italia. La riforma rientra nei piani dell’Agenda digitale europea, un programma per sviluppare l’utilizzo delle reti veloci di comunicazione via internet.

Gli obiettivi entro il 2020, secondo le indiscrezioni, sono l’adozione dei 100 megabit al secondo da parte del 50% della popolazione e la copertura con 30 megabit per il 100%. Il governo per ora mette sul tavolo quattro miliardi sul Fondo sviluppo e coesione (Fsc) e due miliardi di fondi europei gestiti dalle Regioni. Il piano prevede inoltre la realizzazione di un Catasto unico delle infrastrutture, alimentato da tutti gli operatori delle telecomunicazioni ma anche da soggetti, pubblici e privati, che possiedono infrastrutture utilizzabili per lo sviluppo di reti in fibra: enti locali, gestori di gas, luce e acqua. Si punta anche all’obbligo del wi-fi in tutti gli edifici pubblici, comprese scuole ed ospedali. Per la diffusione dei servizi digitali ci sarà “Italia login”, il profilo online con il quale gli utenti potranno accedere a tutti i servizi pubblici e ricevere o inviare comunicazioni.

Nessutelecom italiana traccia di “switch-off”, ossia del passaggio dalla rete in rame alla fibra tanto temuto da Telecom perché comporterebbe una svalutazione di circa 11 miliardi nei propri conti. “Non ci sono ipotesi di spegnimenti arbitrari di rete o quant’altro”, ha assicurato in una nota ufficiale il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli. “Non ci saranno molte sorprese. E’ un piano che abbiamo presentato e che ha ottenuto apprezzamenti sia dagli operatori che dalla Commissione europea. Bisogna riportare il Paese a essere protagonista nel digitale”.
Angelica D’Errico