Gli automobilisti italiani possono sorridere, in particolare quelli che si sposteranno per le vacanze di Pasqua: il prezzo della benzina è ai minimi dal 2022. In base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati dell’Osservaprezzi del Mimit, (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) il prezzo medio nazionale praticato alla pompa in modalità self è 1,726 euro al litro, mentre il Diesel ha registrato un prezzo medio di 1,622 euro al litro. Passando al servito, la benzina registra una tariffa di 1,869, mentre il gasolio si attesta a 1,765.
Prezzo medio – Se non si considera il periodo tra settembre e dicembre 2022, quando era in vigore il taglio delle accise imposto dal governo Draghi, si è toccato il valore più basso dal 31 dicembre 2021. Da inizio aprile i prezzi praticati alla pompa sono scesi di poco meno di cinque centesimi al litro e Tamoil avrebbe ridotto di circa un centesimo al litro i prezzi consigliati del gasolio. Interessante è andare a verificare la differenza nei valori offerti dalle compagnie più importanti, rispetto alle cosiddette “pompe bianche” (ovvero distributori indipendenti, no logo, che basano la propria attrattività su prezzi competitivi). Se il prezzo medio della benzina self service è a 1,726 euro/litro, guardando ai due tipi di pompe quella delle compagnie tocca 1,728, mentre le pompe bianche scendono a 1,722. La stessa sproporzione vale anche per gli altri tipi di carburante.

Benzina a 1,726 al litro
Quanto verrà a costare così un pieno per un automobilista? Considerando un’utilitaria come una Panda con un serbatoio da 30 litri, il pieno verrebbe a costare 51,78 euro. Nonostante i prezzi siano in calo, c’è un aspetto controverso che fa discutere: la decrescita della tariffa per i consumatori non è proporzionale a quella del petrolio.
La denuncia del Codacons – La guerra commerciale promossa da Trump ha abbattuto il prezzo del greggio: rispetto ai picchi del 2025, risulta oggi deprezzato del 23%, col Wti che è passato dai 78 dollari al barile di metà gennaio agli attuali 60 dollari, mentre il Brent è sceso da 82 dollari di gennaio agli attuali 63 dollari. Il calo è importante e se venisse trasferito in maniera diretta sul prezzo finale per il cliente un litro di benzina costerebbe poco più di 1,4 euro. La realtà però è diversa: «C’è una sproporzione abnorme che dimostra ancora una volta le anomalie del settore petrolifero, con i prezzi dei carburanti alla pompa che salgono immediatamente al crescere del greggio, ma non calano proporzionalmente quando le quotazioni del petrolio crollano», ha denunciato il Codacons. Ma a cosa potrebbe essere dovuto questo divario? Secondo Azzurra Pacces, esperta di Staffetta Quotidiana, «non è corretto paragonare i cali del prezzo del petrolio a quelli della benzina e del gasolio alla pompa, poiché le quotazioni industriali dei carburanti hanno un mercato collegato ma distinto rispetto a quello petrolifero. Al costo industriale, va poi aggiunto quello della logistica, che può essere anche elevato, comprendendo, tra le altre voci, le spese per il trasporto e per adempiere l’obbligo di miscelazione con i biocarburanti». Un altro aspetto rilevante da considerare sono le imposte applicate al carburante (Accise + Iva) che in Italia rappresentano il 60% del prezzo finale per la benzina e il 56,2% per il gasolio.