L'aula della Camera

L'aula della Camera durante la votazione sulla Stabilità

«Siamo molto dispiaciuti della mancata firma della Cgil». All’indomani del patto siglato sulla produttività, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera commenta così la mancata adesione del maggior sindacato italiano. L’accordo firmato mercoledì sera, che prevede meno tasse sui salari in caso di aumento della produttività e orari e mansioni più flessibili, ha incassato l’approvazione di tutte le altre parti sociali ed è pensato proprio, aggiunge il ministro, per «favorire aziende e lavoratori contro la crisi». Per questo motivo, le motivazioni del gran rifiuto della Cgil «oggettivamente non tengono», conclude Passera.

Nonostante l’accorata difesa del ministro, il leader della Cgil Susanna Camusso non è l’unica ad avere riserve sull’accordo. «Il governo non può dire che manca solo una firma, perché manca quella del soggetto più rappresentativo dei lavoratori», attacca dai microfoni di Radio Anch’io il governatore della Puglia Nichi Vendola. Un giudizio negativo sul nuovo testo arriva da Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, che parla di «coltello dalla parte del manico» per i datori di lavoro.

Pdl diviso tra condanne senza appello, come quella del senatore Altero Matteoli che biasima la «coalizione contradditoria» ora al governo, e prese d’atto senza entusiasmo. «Ritengo che ci sia da fare di più», precisa infatti Gaetano Quagliariello, Pdl. «Però questo accordo è una svolta», riconosce il vice capogruppo vicario in Senato.

Pragmatico Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che ha approvato il testo: «Cuciniamo con l’olio che abbiamo». Ottimista il ministro Corrado Clini, che a margine della conferenza nazionale sull’amianto a Venezia esprime la speranza che anche la Cgil trovi il modo di aderire: «Io sono ottimista. E tutti noi stiamo lavorando per questo», ha detto il titolare dell’Ambiente.

Intanto i tecnici devono vedersela con l’approvazione della legge di Stabilità, che si preannuncia in salita. Prima delle dichiarazioni di voto finali, il governo è andato sotto due volte, sugli italiani all’estero e su un emendamento alla tobin tax.

Lucia Maffei