Mappa del gasdotto South Stream. Credit: San Jose

Mappa del gasdotto South Stream. Credit: San Jose

Stop di Mosca al progetto South Stream. L’Unione europea non sostiene adeguatamente il gasdotto, afferma il presidente russo Vladimir Putin da Ankara, che preferisce riorientare le forniture di gas verso altri consumatori. Tra questi la Cina, con cui la Russia ha da poco stretto accordi di fornitura, e la Turchia alla quale il presidente ha già offerto uno sconto del sei per cento sulle forniture a partire dal 2015. A farne le spese sono l’italiana Eni, il primo partner di Gazprom, il gruppo francese Edf e la società tedesca Wintershall. Il colpo più duro arriva per Saipem, la società italiana che aveva raccolto ordini per 2,4 miliardi di euro per la costruzione della tratta sottomarina. Dopo non essere riuscita a far prezzo in avvio, martedì 2 dicembre Saipem ha segnato meno 8,27% a Piazza Affari.

Il progetto, un gasdotto lungo 3.600km che avrebbe dovuto collegare Russia e Unione Europea senza passare dall’Ucraina, era da tempo a rischio. Tre le cause. Innanzitutto il progetto è costosissimo: oltre cinquanta miliardi di dollari, secondo le ultime stime. In secondo luogo, la Russia è sempre più in difficoltà economiche a causa del crollo del prezzo del petrolio, da cui Mosca deriva oltre metà delle entrate, e delle sanzioni che l’hanno esclusa dai finanziamenti delle banche internazionali. Infine, la crisi ucraina ha inasprito le relazioni tra la Russia e l’Ue, pregiudicando le trattative.

Un anno fa era arrivato lo stop da Bruxelles agli accordi bilaterali intergovernativi tra Russia, South Stream e i Paesi Ue in cui dovrebbe passare il gasdotto (Bulgaria, Ungheria, Grecia, Slovenia, Croazia, Austria più Serbia), che non rispettavano le norme Ue in materia. E anche il governo Italiano ha recentemente cambiato orientamento. Il ministro dell’Industria Federica Guidi ha dichiarato che per l’Italia «South Stream non è più nella lista delle priorità».

“Saipem non ha ricevuto alcuna comunicazione di formale interruzione del contratto dal cliente South Stream Transport – precisa una nota della società – e l’attività operativa è pertanto in corso”. Le tubature pronte per essere posate sui fondali del Mar Nero sono salpate solo ieri alla volta della Russia. Nonostante i contratti prevedano ricche penali in caso di inadempienze, “se il progetto fosse effettivamente cancellato sarebbe una notizia molto negativa per il titolo” confermano gli analisti di Intermonte, che stimano in 270 milioni di euro il contributo del progetto all’ebit di Saipem nel 2015, pari al trenta per cento di tutto l’ebit 2015. L’incontro su South Stream previsto per il 9 dicembre è stato confermato da Maros Sefcovic, il vicepresidente della Commissione Ue per l’Unione dell’energia. Si discuterà dell’annuncio della Russia di fermare il progetto, ma la priorità sarà la sicurezza energetica dell’UE.

Alessia Albertin