«L’Italia si riduce». A dirlo è l’Istat nel Rapporto annuale pubblicato giovedì 20 giugno: per trovare un simile record negativo di nascite occorre tornare indietro di un secolo. Nel 2050, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, la quota dei 15-64enni potrebbe scendere al 54,2 per cento del totale, con oltre 6 milioni di persone in età da lavoro in meno. Un calo demografico alleviato in parte dai flussi migratori, anche se tra gli stranieri si registra una diminuzione delle nascite del 21,7 per cento in cinque anni. Probabile una nuova contrazione del Pil nel secondo trimestre del 2019, su cui pesa l’eredità del debito.
Il crollo delle nascite e il record di ultracentenari – La recessione demografica che dal 2015 sta colpendo l’Italia appare «significativa» e si sta traducendo in «un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d’Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un’epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell’epidemia di ‘spagnola’», ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, in occasione della presentazione del Rapporto. La popolazione residente in Italia è in calo dal 2015 di 400mila residenti. Nel 2018 sono nati solo 439mila bimbi, 140mila in meno rispetto al 2008. E Il 45 per cento delle donne tra i 18 e i 49 anni non ha ancora avuto figli. Nel 2050 sono previste oltre 6 milioni di persone in meno nella popolazione in età da lavoro tra i 15 e i 64 anni. L’Italia sarebbe, così, tra i pochi Paesi al mondo a vedere una significativa riduzione della popolazione in età lavorativa. In compenso l’Italia, insieme alla Francia, detiene il record europeo del numero di ultracentenari: quasi 15mila, seconde solo al Giappone.
Il paradosso degli stranieri – Secondo l’Istat, senza gli stranieri la recessione demografica sarebbe iniziata negli anni ’90. «La componente di origine straniera, dice Blangiardo, è rappresentata da 5 milioni e 234mila residenti (l’8,7% della popolazione): una numerosità di tutto rilievo» che allevia in parte il declino demografico. Nel 2018 si stima un saldo migratorio positivo di oltre 190mila unità e i minori di seconda generazione sono 1 milione e 316mila, pari al 13 per cento della popolazione minorenne. Il contributo dei cittadini stranieri alla natalità della popolazione residente si va lentamente riducendo. Ma dal 2012 al 2017 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero (oltre 8mila in meno) con un conseguente invecchiamento della popolazione straniera.
Pil a rischio – Il Rapporto Istat stima una probabile contrazione del Pil per «il secondo trimestre. Una previsione ottenuta grazie a dei parametri del settore manifatturiero indicativi dell’andamento del ciclo economico». Quanto all’intero anno 2019, l’Istat negli ‘scenari’ rilasciati a maggio aveva previsto una crescita dello 0,3 per cento. «Sulla svolta, spiega il presidente dell’Istat, ha pesato il dato negativo sulla produzione industriale della Germania» e l’eredità del debito pubblico che grava sul bilancio. Ma «la partita economica è in corso, possiamo anche vincerla. Facciamo in modo di vincerla», conclude Blangiardo, auspicando «una discreta tenuta» del Pil nella seconda parte dell’anno.