Da oggi 26 aprile il Piano nazionale di ripresa e resilienza inizia a percorrere le tappe dell’itinerario che dovrebbe concludersi con l’arrivo della prima tranche dei tanto sospirati fondi europei. In giornata il presidente del Consiglio Mario Draghi presenterà il testo alla Camera, mentre domani andrà in Senato. In due giorni il Parlamento dovrà discutere e valutare il documento di ben 320 pagine, per poi dare la sua approvazione. Prima di approdare in Europa, però, è prevista un’ulteriore ratifica da parte del Consiglio dei Ministri, che si riunirà di nuovo tra il 28 e il 29 aprile.
L’Europa – Il Piano dovrebbe essere quindi consegnato a Bruxelles “entro i termini previsti”, ossia il 30 aprile. A quel punto, la Commissione Europea dovrebbe impiegare, secondo le valutazioni più accreditate, circa due mesi per valutare il Piano, che passerà poi nelle mani del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo dove siedono i rappresentanti dei 27 governi nazionali, che si prenderà un altro mese per decidere. Dunque, se tutto andrà secondo i piani, a livello europeo il via libera dovrebbe arrivare alla fine di luglio, seguito da una prima e parziale distribuzione dei fondi previsti: i Paesi potranno ottenere finanziamenti del valore del 13% dell’importo complessivo. L’Italia riceverà quindi 24 miliardi.
I fondi – Il programma dell’UE prevede una strada complessa. L’erogazione dei fondi, scaglionata fino al 2026, sarà vincolata a una verifica semestrale degli obiettivi intermedi dei progetti, che in caso di esito negativo potrebbe bloccare i successivi finanziamenti. L’Unione Europea vuole controllare che i fondi siano spesi in maniera adeguata, e, sebbene non se ne conoscano ancora le modalità, sarà previsto anche un meccanismo di “alert” attivabile dai singoli Paesi, che avranno il diritto di mettere in pausa i pagamenti agli altri membri in caso di dubbi e rimostranze. Salvo imprevisti, l’Italia dovrebbe ricevere in tutto 222,1 miliardi, di cui 191,5 derivanti dal Next Generation EU e 30,6 miliardi dal Fondo complementare per gli investimenti, che dovrà essere finanziato con l’ultimo scostamento di bilancio. Se il Piano avrà successo, nel 2026 il Pil italiano aumenterà di 3,6 punti percentuali, mentre l’occupazione è stimata in crescita del 3,2 punti per cento.
Le riforme – In attesa dell’arrivo dei primi fondi, Draghi ha già delineato una serie di decreti e riforme volti a facilitare l’accesso ai finanziamenti e accelerare i tempi di realizzazione dei progetti. Fondamentale il ruolo del Decreto semplificazioni, che dovrebbe arrivare tra aprile e maggio ed essere tramutato in legge entro metà luglio. Sono cinque le riforme a cui il governo lavorerà in questi mesi: pubblica amministrazione, giustizia, fisco, semplificazione normativa e concorrenza.