Con la sua prima Legge di bilancio, da sottoporre al vaglio del Parlamento, e in parziale sintonia con le promesse elettorali, il governo Meloni é intervenuto sul reddito di cittadinanza. La misura a sostegno dei più poveri non é stata cancellata, come l’attuale presidente  giurava di fare in campagna elettorale, ma solo modificata. Il cambiamento scatterà dal 2023 e consiste nella privare del sussidio gli attuali percettori in grado di lavorare se entro otto mesi non avranno trovato un’occupazione. Parliamo di circa 660mila persone che potrebbero trovarsi in povertà assoluta: molti di loro dipendono dal reddito, vorrebbero lavorare ma la crisi economica, combinata a modesti livelli di istruzione, rende complesso qualsiasi sbocco occupazionale.

Giiorgia Meloni (Ansa)

Il provvedimento – La modifica dunque dovrebbe riguardare a partire dal prossimo anno i percettori tra i 18 e i 59 anni, in tutto 660 mila persone secondo le stime più attendibili: costoro dopo otto mesi perderanno l’assegno se non avranno trovato un lavoro. In ottica governativa si tratta di un provvedimento transitorio, finalizzato a ridurre la spesa statale il prossimo anno, così da finanziare con i soldi risparmiati (700 milioni di euro circa) una nuova misura contro la povertà da introdurre nel 2024.

Cos’é – Il Reddito di cittadinanza, storica misura targata 5 Stelle, é un sussidio di povertà garantito dallo Stato alle persone appartenenti agli strati più fragili della popolazione. Si tratta di una platea di più di 3 milioni di persone (secondo l’Inps, ad agosto 2022 i nuclei familiari beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono 1.063.164), ciascuno con una storia diversa e individuale: ci sono disabili, donne, padri di famiglia, ragazzi di periferia, anziani. Secondo l’Istat il reddito ha salvato quasi 1 milione di persone dalla miseria durante la pandemia. L’assegno ha un valore medio di circa 581 euro. Tra i percettori figurano 11.290 under 30 in possesso unicamente della licenza elementare o di nessun attestato, nonché 128.710 soggetti che hanno completato solo le scuole medie. È con questi questi dati che siconfronta l’uscita del ministro Valditara, che ha dichiarato essere «immorale dare il reddito di cittadinanza a chi non completa l’obbligo scolastico». Inevitabili le polemiche.

La promesse – Durante la campagna elettorale, Giorgia Meloni si era scagliata contro la misura-bandiera del Movimento di Beppe Grillo, definendolo a più riprese «metadone di Stato». L’attuale premier, in questa battaglia, aveva trovato al suo fianco Matteo Renzi e Matteo Salvini, concordi nell’attaccare i beneficiari del sussidio, spesso dipinti come fannulloni. 

La situazione occupazionale – Chiara Brusini e Mauro del Corono, le note firme economiche del fattoquotidiano.it, hanno descrittto l’attuale situazione sociale e lavorativa, mostrando le inesattezze degli slogan politici più ripetuti. Il loro punto di partenza é che la povertà é un fenomeno reale: le persone indigenti esistono, sono tante (più di 5 milioni, secondo l’Istat), e difficilmente troveranno un mestiere nel breve periodo. Questa considerazione riguarda anche i cosiddetti «occupabili», ossia quanti fra di loro, pur essendo disoccupati, sarebbero in grado di esercitare una professione. Le politiche sul lavoro, sempre secondo Brusini e del Corono, hanno portato risultati modesti o insufficienti, anche perchè il settore privato non sempre è nelle condizioni di potere assumere nuovi lavoratori, specie se devono ancora essere formati.