Non c’è ancora niente di definitivo, ma la più recente bozza del decreto legge su reddito di cittadinanza e “quota 100”, proveniente dal ministero del Lavoro, dà le prime indicazioni su come verranno realizzate le due misure principe della manovra di bilancio del governo gialloverde.

Reddito di cittadinanza – I primi 13 articoli del decreto sono dedicati al reddito di cittadinanza, la proposta ideata dal Movimento 5 Stelle «quale misura unica di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale», si legge nel testo. Questo assume il nome di «pensione di cittadinanza» quando interviene a favore delle persone che abbiano dai 65 anni in su. L’erogazione partirà da aprile 2019, quando smetterà di essere riconosciuto il reddito di inclusione, la misura attualmente attiva per il contrasto alla povertà. È previsto lo stanziamento di 6,11 miliardi per il 2019, 7,75 miliardi per il 2020, 8 miliardi per il 2021 e 7,84 miliardi dal 2022. A beneficiarne saranno 1 milione e 400 mila nuclei famigliari, per un totale di oltre 4 milioni di persone, che potranno richiedere da marzo i moduli per fare domanda ai Caf o alle Poste. Sempre le poste distribuiranno il reddito caricato su un bancomat, che non potrà essere utilizzato per il gioco d’azzardo. Se dovessero terminare i fondi a disposizione, si specifica nel comma 6 dell’articolo 12, si procederà alla “rimodulazione dell’ammontare del beneficio”, tutti riceveranno di meno: i famosi 780 euro non sono quindi garantiti in assoluto e chi ne deve ricevere 500 potrebbe passare a 300.

Requisiti e cifre – Hanno diritto al sussidio i cittadini italiani o di paesi dell’Ue che siano residenti in Italia da almeno 10 anni, che abbiano un indicatore ISEE (indicatore situazione economica equivalente) inferiore ai 9.360 euro e non possiedano, oltre all’abitazione, immobili per un valore superiore ai 30 mila euro. Non riceverà poi il reddito di cittadinanza chi abbia investimenti o soldi sul conto corrente dai 6 ai 10 mila euro, o possieda auto e moto di grossa cilindrata o nuove (immatricolate da non più di un semestre), oltre che barche. Dichiarare il falso allo Stato per accaparrarsi il reddito comporta la restituzione di quanto eventualmente ricevuto e la reclusione da 1 a 6 anni.
Nell’articolo 3 del decreto si specifica come si tratti di un’integrazione al reddito, perciò dovrà essere colmata la differenza tra le entrate già percepite e il tetto stabilito in base al numero di persone in famiglia: da 500 a 1.050 euro se il nucleo vive in casa di proprietà, ma senza mutuo. Con un mutuo si va dai 650 ai 1.200 euro, mentre chi paga un affitto potrà ricevere dai 780 ai 1.330 euro.

Gli accordi – Si chiama “Patto per il lavoro” il documento che deve sottoscrivere presso i Centri di impiego chi riceve l’assegno. Impegna il firmatario a seguire corsi di formazione e a dover accettare almeno una delle tre offerte di lavoro proposte per non perdere il beneficio. Nei primi 6 mesi andranno accettate offerte entro i 100 km da casa, dai 6 ai 18 mesi offerte entro i 250 km e successivamente ovunque nel territorio italiano. Il reddito ha una durata di 18 mesi, ma dopo una pausa di un mese può essere nuovamente richiesto. È previsto per le aziende che assumono una persona che prende il reddito di cittadinanza (a patto che non lo licenzino per 2 anni) uno sgravio contributivo pari alle mensilità mancanti al soggetto in questione.

“Quota 100” – Dall’articolo 14 del decreto si parla del “trattamento di pensione anticipata con almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi”, per il quale saranno stanziati 4 miliardi. Sarà in vigore per il triennio 2019-2021, a partire dal mese di aprile per i privati e di luglio per i pubblici. Secondo le stime del governo, riguarderà circa 315 mila persone (130 mila i dipendenti pubblici, che potrebbero aspettare alcuni anni prima di ricevere la liquidazione). Chi usufruirà volontariamente della pensione anticipata, e avrà quindi versato meno anni di contributi, riceverà un assegno più basso di quello che avrebbe altrimenti avuto. Vi è anche la possibilità per le imprese di anticipare di 3 anni quota 100 pagando i contributi a chi ha 59 anni, ma si tratta di una soluzione che riguarda ovviamente poche grandi aziende.
Nell’articolo 24 viene anche formalizzata la riforma che riguarda gli enti per la previdenza sociale e per gli infortuni sul lavoro, Inps e Inail, che vedranno il ritorno dei consigli di amministrazione aboliti da Berlusconi nel 2009.