Lo spettro default per la Russia si fa sempre più reale. In seguito alle sanzioni imposte dai paesi occidentali allo scoppio della guerra in Ucraina, il governo di Vladimir Putin ha mancato la prima scadenza per saldare una parte del proprio debito estero. Era previsto per ieri 16 marzo il saldo di 117 milioni di dollari di cedole su due obbligazioni, un test cruciale della volontà di Mosca di continuare a servire il suo debito estero. Ora è scattato il periodo di “grazia” di 30 giorni: Putin avrà fino al 15 aprile per evitare il baratro.
Default – Da dizionario, il default non è altro che un’inadempienza, l’incapacità cioè di un emittente, in questo caso un Paese, di ripagare il proprio debito.. Lo Stato diventa di fatto insolvente con i propri creditori, danneggiando fortemente la propria economia e non solo. L‘impossibilità di accedere al circuito internazionale di credito, una delle sanzioni occidentali conseguenti all’invasione dell’Ucraina, sta impedendo alla Russia di ripagare il proprio debito in valuta forte, ovvero il dollaro. Il 5 marzo scorso Putin aveva paventato la possibilità di ripagare in rubli i creditori dei Paesi da lui definiti “ostili”, uniti nelle sanzioni. Ma secondo l’agenzia di rating Fitch ciò indicherebbe soltanto l’inizio ufficiale del default. Fitch e le altre agenzie declasserebbero allora ulteriormente il credito russo se il pagamento non avvenisse in dollari entro 30 giorni dalla scadenza. Le conseguenze su mercati e operatori finanziari sono già visibili. Gli investitori occidentali, che detenevano circa 170 milioni di attività russe, si stanno infatti preparando al default di Mosca fin da quando sono state annunciate le sanzioni statunitensi ed europee. Questo non ha comunque impedito pesanti perdite, tanto che nella giornata di ieri le due obbligazioni che pagavano le cedole sono state scambiate a meno di trenta centesimi di dollaro.
Conseguenze – Un default sul debito estero della Russia, oltre ad avere una pesante ripercussione sui mercati, getterebbe ombre anche sulla mole di debito in rubli e sui circa 90 miliardi di dollari di obbligazioni in moneta estera emesse da società russe. L’eventuale default non dovrebbe comunque avere un impatto troppo grave sul sistema finanziario internazionale, con il sistema bancario occidentale pronto a reggere l’urto. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali, le banche europee hanno crediti per oltre 84 miliardi di dollari, con Francia, Austria e Italia tra le più esposte. In Italia sono a rischio circa 19 miliardi tra bond, prestiti e investimenti, con le due banche principali – Unicredit e Intesa Sanpaolo – esposte rispettivamente per 7,5 e 5 miliardi di euro. Ma in questo caso si tratta per lo più di crediti alle imprese e non debito sovrano. Il 15 aprile prossimo insomma è la data segnata in rosso sul calendario. Ma non è l’uunica: ci sono altre due scadenze imposrtanti da onorare il 31 marzo e il 4 aprile, rispettivamente per 359 milioni e due miliardi di dollari.