Le start-up italiane sono costrette ad andare all’estero perché nel nostro Paese non ci sono finanziamenti sufficienti. A lanciare l’allarme è stato l’amministratore generale di Cassa depositi e prestiti Dario Scannapieco, 56 anni, che dal palco dell’evento «Eyes on a sustainable future» organizzato lunedì 4 dicembre con Borsa Italiana a Palazzo Mezzanotte in Piazza Affari, ha affermato che in Italia mancano gli investimenti necessari alle aziende innovative per crescere in dimensioni e in fatturato. «Il venture capital market italiano è troppo ristretto rispetto alle esigenze e risulta più piccolo di quello di Francia e Germania», ha denunciato l’Ad di Cdp. La conseguenza, ha argomentato, è che le imprese che ambiscono a introdurre sul mercato prodotti e servizi prima assenti devono cercare oltreoceano i finanziamenti che qui non trovano: «È possibile finanziare le start-up solo nelle prime fasi della loro vita, ma una volta che sono cresciute i fondi si fanno troppo limitati e alcune di loro vanno in America».

Tecnologie per la transizione – Cassa depositi e prestiti è una società per azioni controllata per l’82,77% dal ministero dell’economia e delle finanze (Mef) che promuove lo sviluppo industriale sostenibile e la transizione energetica del Paese. Obiettivo per il quale finanzia aziende private e enti pubblici con i risparmi degli italiani raccolti tramite emissione di buoni fruttiferi postali Bfp, ossia titoli di debito garantiti dallo Stato  e sottoscrivibili in posta.
È proprio pensando al passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili che l’Unione europea (e quindi anche l’Italia) si è impegnata a compiere entro il 2050, che Scannapieco ha espresso le proprie preoccupazioni sulle dimensioni del venture capital market nel nostro Paese. Secondo l’amministratore delegato, più precisamente, la ristrettezza dei capitali per investimenti in innovazione disponibili in Italia ostacola lo sviluppo di nuove tecnologie e conseguentemente rallenta il processo di transizione.
La premessa del suo ragionamento è la convinzione che per risolvere il problema del cambiamento climatico servano nuove tecnologie. Un legame tra ambiente e innovazione, quello sottolineato dal Ceo, che viene evidenziato anche dalla presidente di Borsa Italiana Claudia Parzani e dalla vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (Bei) Gelsomina Vigliotti, intervenute entrambe all’evento «Eyes on a sustainable future». Parzani ha sostenuto che la sostenibilità rappresenti un vantaggio competitivo e ha rimarcato l’importanza di investimenti tecnologici da parte di aziende private e pubbliche. Vigliotti, collegata da Dubai dove è in corso la XXVIII Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), ha dichiarato che «per ridurre le emissioni, c’è bisogno di tecnologia».

Il sondaggio Doxa-Cdp  Per contrastare il cambiamento climatico, oltre all’appello per maggiori capitali e investimenti in innovazione e in tecnologia, da Piazza Affari si è levato un invito a colmare il gap tra consapevolezza e conoscenza. «Awareness is not knowledge», è stato ribadito dal palco mentre sugli schermi soprastanti sono stati proiettati i risultati di un sondaggio dell’azienda Doxa richiesto per l’occasione.
Secondo la ricerca, il 77% degli europei ha sentito parlare di sostenibilità ma solo il 37% sa cosa significa la scritta Esg (acronimo di Environmental, Social and Governance, i tre parametri di misura della sostenibilità delle imprese). Un’indagine che riporta anche come il 54%,degli intervistati ritenga che gli istituti nazionali di promozione (NPBIs) «possono giocare nella crescita economica del proprio Paese».