Roderich Egeler, presidente di Destatis, l'Istat tedesco

Roderich Egeler, presidente di Destatis, l’istituto nazionale di statistica tedesco

La locomotiva d’Europa è andata più veloce degli altri anche nel 2013, ma non come gli anni precedenti e meno di quanto ci si aspettasse. Il prodotto interno lordo tedesco, lo scorso anno, è aumentato dello 0,4 per cento. Nel 2012 la Germania era cresciuta dello 0,7, mentre l’anno precedente addirittura del 3,3 e del 4 per cento nel 2010. A illustrare i dati è Roderich Egeler, presidente di Destatis, l’istituto nazionale di statistica tedesco.

In una conferenza stampa tenutasi a Berlino, Egeler ha tenuto a precisare: “Naturalmente l’economia tedesca ha sofferto la recessione continua in cui si trovano alcuni Paesi europei e dalla diminuzione della crescita dell’economia globale”. Secondo il numero uno del principale istituto statistico tedesco, la forte domanda interna ha potuto bilanciare solo in parte e marginalmente queste condizioni congiunturali internazionali.

Analizzando i dati, Egeler ha spiegato come il volano della crescita tedesca sia ancora in larga parte la spesa del consumatore finale, cioè l’ultimo che acquista un bene o un servizio sul mercato. Questo indice è cresciuto dello 0,9 per cento. Il commercio estero, tradizionalmente uno dei massimi punti di forza dell’economia tedesca, ha visto un aumento dello 0,6 per cento. Ma sono anche aumentate le importazioni dell’1,3 per cento. Questo squilibrio nella cosiddetta bilancia commerciale, il rapporto tra esportazioni e importazioni di un Paese, ha inciso negativamente per lo 0,3 per cento sulla crescita del Pil.

Sul fronte lavoro, per l’ennesimo anno si è toccato il record di persone occupate: 41,8 milioni. L’indice di occupazione è cresciuto dello 0,6 per cento, ma un’altra piccola brutta notizia giunge sul fronte produttività: secondo il report Destatis è calata dello 0,2 per cento. Anche su questo punto il presidente Egeler ha però tenuto a precisare: “In realtà guardando solamente al numero di ore lavorate per lavoratore la produttività sarebbe cresciuta dello 0,2 per cento, ma il dato in questo caso si calcola guardando al Pil rispetto a ogni lavoratore”. La Germania corre ancora, ma un po’ meno veloce e dando per questo la colpa agli altri.

Federico Thoman