la_perlaÈ la Sms finance di Silvio Scaglia la vincitrice dell’asta per l’acquisto – 69 milioni di euro – de La Perla, lo storico marchio bolognese di lingerie. Il fondatore di Fastweb l’ha spuntata, martedì mattina al tribunale di Bologna, sugli altri due concorrenti, il colosso veneto dell’intimo Calzedonia e il gruppo israeliano Delta Galil.

Il manager avrebbe messo sul piatto 100 milioni per rilevare la società ancora nelle mani del fondo statunitense Jh Partners, contro i 70 che aveva offerto il gruppo guidato da Sandro Veronesi, con cui gli americani avevano inizialmente scelto di trattare “in esclusiva” scartando le altre proposte sul tavolo, compresa quella di Scaglia.

Resta il “fallimento” dell’operazione di rilancio del marchio da parte del venditore americano: Il gruppo, fondato nel 1954 da Ada Masotti e ceduto nel 2007 a Jh Partners, da un po’ di tempo non versa in buone acque dal punto di vista finanziario ed è gravato da una settantina di milioni di debito, 50 dei quali nei confronti delle banche. All’inizio del mese di maggio il fondo di investimento aveva avviato una trattativa in esclusiva con Calzedonia e pochi giorni fa lo schema di accordo era stato votato e approvato dai sindacati locali, sulla base degli impegni di Calzedonia al mantenimento di certi livelli occupazionali e della produzione in Italia. Ma poi i giochi si sono riaperti e ora la Sms finance ne è diventata la nuova proprietaria.

«Non siamo un fondo, io sono un imprenditore», ha dichiarato Scaglia all’uscita dal tribunale ai giornalisti che gli hanno ricordato le perplessità espresse in passato dai sindacati nei confronti di un acquirente visto da molti più come un fondo di investimento che come un partner industriale. «Dopo Omnitel e Fastweb, io mi impegno in prima persona su La Perla» e ha ribadito l’impegno a tutelare tutti i dipendenti, tranne quelli dei due stabilimenti già chiusi, come previsto nell’offerta.

«Dalla padella degli americani alla brace di Scaglia. Povera Perla. Mi dispiace per i dipendenti, che devo dire si sono fatti vivi in tanti per chiedere di sostenerli», ha invece commentato il patron di Calzedonia, Sandro Veronesi. «Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto e tirato parecchio sul prezzo. Ci saranno grati i creditori delle banche, che prenderanno molti più soldi. Siamo arrivati a un milione, dopo era troppo».

Giorgia Wizemann