Stefanel addio? La famosa azienda d’abbigliamento trevigiano, famiosa negli anni Ottanta, ha chiesto l’amministrazione straordinaria, presentando al tribunale di Venezia un’istanza per la dichiarazione dello stato di insolvenza. L’impresa è stata portata al tracollo da un indebitamento finanziario netto di quasi 90 milioni di euro, in continuo aumento a causa di un bilancio in perdita per oltre 20 milioni a fronte di un patrimonio netto inferiore a 10, riferiva la stessa società a settembre. L’opposizione dei creditori ha fatto saltare la precedente ipotesi di concordare una ristrutturazione dei debiti.

Una crisi lunga anni – Delle difficoltà finanziarie della Stefanel si parla già dal 2016. La grande recessione del 2008 colpisce i consumi a livello globale, portando in particolare a un brusco calo delle spese per l’abbigliamento. È da questo momento che il fatturato dell’azienda comincia a scendere, non riuscendo a risollevarsi nemmeno con i primi segnali di ripresa economica perché subisce la concorrenza della cosiddetta fast fashion di case come Zara e H&M che propongono capi alla moda a bassi prezzi, con continui rinnovi delle collezioni durante tutto l’anno contro i due canonici della Stefanel, autunno-inverso e primavera-estate.
L’azienda, la cui sede centrale è rimasta al paesino di Ponte di Piave dove fu fondata 60 anni fa, non è riuscita a seguire le trasformazioni del mondo dell’abbigliamento. I grandi negozi su strade in posizione centrale e molto trafficate si sono rivelati un grave costo sempre meno sostenuto dalle vendite, mentre non si è riusciti a entrare in modo decisivo nel mondo del commercio online. Il progetto di rilancio del 2017, quando entrarono in società i fondi Oxy Capital e Attestor con quota di maggioranza, prevedeva infatti una massiccia riorganizzazione dei punti vendita fisici: più piccoli, in numero inferiore e a volte in forma pop-up, cioè stand temporanei in occasione di collezioni speciali. Il digitale avrebbe dovuto avere un ruolo molto più grande, in simbiosi con i negozi dove per esempio poter ritirare e provare i vestiti ordinati online. Il piano però non ha avuto il successo sperato, sia per una fase debole a livello mondiale per il settore sia per una contrarietà dei creditori a concedere ulteriori finanziamenti.

Non è una liquidazione – La procedura di amministrazione straordinaria non vuol dire che la Stefanel verrà liquidata, cioè svenduta con l’unico scopo di ripagare quanti più debiti possibili. Si tratta al contrario di un tentativo estremo di proseguire l’attività produttiva o commerciale, cercando di mantenere in servizio una parte dei dipendenti. È una procedura dedicata alle grandi aziende, proprio in virtù del peso economico e sociale che hanno sul territorio. Il risanamento deve avvenire in un tempo limitato, di solito un paio di anni, altrimenti viene dichiarata l’impossibilità di risollevare la situazione e si avviano le pratiche per il fallimento definitivo. Durante questo periodo i creditori non possono intraprendere azioni legali individuali per rientrare dei debiti e l’impresa è affidata a un commissario nominato dal Ministero dello Sviluppo Economico, che oggi fa capo a Luigi Di Maio, o altrimenti dal tribunale competente. Tuttavia la richiesta di essere posti sotto amministrazione straordinaria può essere rifiutata se non ci sono i minimi presupposti di risanamento.