La guerra commerciale lanciata dal Presidente statunitense Donald Trump all’Unione Europea mette a rischio l’export del made in Italy. Secondo un’analisi di Prometeia riportata dal Sole 24 ore del 17 marzo mostra come per 22 province italiane, su un totale di 107, le esportazioni generino valore superiore al 50% del Prodotto interno lordo (Pil) su base regionale. I dazi imposti dagli Usa metterebbero dunque a rischio l’economia di una provincia su cinque. La più colpita sarebbe Arezzo, dove l’export dell’oreficeria-gioielleria è cresciuto del 70% rispetto al periodo pre-Covid e ha permesso alla Toscana di diventare leader nazionale delle esportazioni (+13,6% sul 2023). Negli ultimi cinque anni le vendite all’estero hanno trainato diversi settori produttivi e aumentato il valore dell’export italiano fino a 623,5 miliardi di euro nel 2024.
Le province – La provincia di Arezzo, per la prima volta nei 10 leader del settore ,realizza 141,2 euro di vendite all’estero per ogni 100 di Pil, il rapporto più alto d’Italia. Nel 2024 i guadagni hanno superato i 15,5 miliardi, soprattutto grazie alla tradizione di oreficeria e gioielleria. Una crescita sensazionale, del 120% rispetto all’anno precedente, dovuta a due fattori: l’aumento delle quotazioni dell’oro, che negli ultimi giorni ha toccato la cifra di 2.800 euro, e una forte richiesta proveniente dalla Turchia dovuta all’inflazione alta e al regime fiscale di Recep Tayyip Erdogan..
Il rapporto export-Pil di Lodi si attesta invece al 98.5% e negli ultimi cinque anni le esportazioni, dirette specialmente verso paesi appartenenti all’Unione europea, sono raddoppiate. I settori trainanti sono l’elettronica, la chimica e il farmaceutico.
Un’altra città che guarda con timore all’operato di Trump è Gorizia, attiva nella cantieristica e nautica. Quasi la metà dell’esportazioni (46,3%) della provincia friulana sono rivolte agli Stati Uniti, per oltre un miliardo di euro di vendite nel 2024.
L’analisi Istat – Lo studio condotto da Prometeia giunge una settimana dopo la pubblicazione dei dati Istat relativi all’esportazioni. Da questa emerge come, su un piano nazionale, il rapporto tra il valore dell’export e il Pil sia del 31,1%. I numeri avevano già allarmato le istituzioni italiane. Come riportato da SkyTg24, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti aveva dichiarato nell’intervento alla Camera del 12 marzo: «La politica di introduzione di dazi annunciata dall’amministrazione americana potrebbe danneggiare l’economia italiana come quella europea e, con effetto a catena, il commercio globale. Nessuno sa oggettivamente quello che ci aspetta». La nuova analisi di Prometeia non fa che aumentare le preoccupazioni per una possibile escalation delle tensioni geopolitiche e delle sue ricadute economiche, considerando che gli Usa assorbono il 10% delle esportazioni italiane.
Il Mezzogiorno – A partire dal 2019 segnato dal Covid, il fatturato estero dell’Italia è cresciuto sensibilmente, al netto dell’inflazione e della crescita del costo delle materie prime e dei beni di consumo dopo l’inizio della guerra in Ucraina del 2022. Specialmente il Mezzogiorno ha vissuto cinque anni d’oro, con variazioni dell’export in positivo per i territori di Reggio Calabria (+131,6%), Crotone (+255%) e Caltanissetta (+338%). Nonostante il boom, però, il rapporto tra esportazioni e Pil rimane marginale e i numeri assoluti sono molto inferiori al Nord Italia. Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro studi “Guglielmo Tagliacarne” delle Camere di commercio , ha dichiarato al Sole 24 Ore: «In quella che possiamo considerare una fase di svolta nel Mezzogiorno […], la quota di esportazioni sul totale italiano rimane ridotta. C’è stato un recupero, ma ora siamo più cauti».