Anno nuovo, ma vita vecchia sul fronte delle tasse e degli adempimenti fiscali da rispettare. Archiviato un caotico 2013, per i contribuenti italiani si preannunciano mesi altrettanto complicati a cominciare dall’introduzione della IUC (imposta unica comunale). La nuova tassa sulla casa, introdotta dal governo Letta nella legge di stabilità 2014, prende il posto della Tares. Sarà divisa in tre componenti: l’Imu, la Tari sulla raccolta dei rifiuti (il pagamento spetta a chiunque occupi o conduca locali) e la Tasi, che serve a ripagare i servizi indivisibili dei comuni come l’illuminazione o la pulizia delle strade.
Il capitolo immobili si completa con la vecchia e poco amata Imu (Imposta Municipale Unica). Cancellata per la prima casa, a meno che si tratti di immobili di lusso, ville e castelli, resterà in vigore per seconde e terze case. Un discorso a parte merita la Mini-Imu, che rimane da pagare “una tantum” ai proprietari di case situate in circa 2.300 Comuni che hanno decretato l’innalzamento dell’aliquota sull’abitazione principale rispetto a quella base prevista per legge (pari al 4 per mille).
Complice un debito pubblico stellare, le novità tributarie introdotte per inseguire la ripresa riguardano anche altri settori. Nel nuovo anno gli italiani hanno trovato ad attenderli l’aumento dell’Iva per alcuni tipi di prodotti: più 6 per cento per caffè e merendine e più 10 per cento per tutti gli altri prodotti nei distributori automatici di scuole e ospedali.
Dal primo gennaio ad aumentare è stato anche il costo della luce: più 0,7 per cento, con un aggravio per le famiglie di circa 4 euro l’anno. La benzina costerà 0,4 centesimi in più al litro: per il 2015 e 2016 è però previsto (come clausola di salvaguardia) un ulteriore aumento di 2 centesimi. Dal primo gennaio non ci sarà più il bollo fisso a 34,20 euro sui conti correnti, bancari e postali, con giacenze medie di 17mila euro, mentre l’aliquota salirà dallo 0,15% allo 0,2% della giacenza.
Una delle ultime novità riguarda i lavoratori che versano contributi alla gestione separata dell’Inps (quella dei co.co.co) che siano già iscritti ad altre forme di previdenza. Nel 2013 la loro aliquota contributiva doveva salire dal 20 al 21 per cento per arrivare al 24 nel 2016. La tabella di marcia ha invece subito un’accelerazione e il prossimo anno si passerà direttamente al 22 per cento.
Silvia Morosi