La sede della Federal Reserve

La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse dello 0,25%, portandoli nella forbice compresa tra il 4,75% e il 5%. Per la banca centrale americana si tratta del nono aumento dal marzo 2022. Il costo del denaro non è mai stato così alto dal settembre 2007, alla vigilia della fase più acuta della grande crisi finanziaria.

Lotta all’inflazione – L’ennesimo rialzo non è stato dello 0,50% come pensavano gli analisti, ma di 25 punti base. Dopo due giorni di negoziazioni, la banca centrale degli Stati Uniti ha aumentato il costo del denaro per combattere l’inflazione, che resta comunque alta. L’obiettivo è quello di riportarla al 2%. Secondo le tabelle previsionali della Fed i prezzi al consumo saliranno quest’anno del 3,3%, mentre a fine 2023 i tassi di interesse dovrebbero toccare il 5,1%.

Ultimo aumento? – «Nelle ultime settimane sono emerse serie difficoltà nelle piccole banche, utilizzeremo tutti gli strumenti a disposizione per mantenere al sicuro il sistema bancario». Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha assicurato che i risparmi dei correntisti sono al sicuro, ma ha anche ammesso che questo potrebbe essere l’ultimo rialzo ed escluso un taglio dei tassi. Le parole di Powell hanno depresso in rosso i mercati azionari americani (-1,63% il Dow Jones e -1,6% il Nasdaq), fatto scendere i prezzi dei titoli di Stato e indebolito il dollaro.

Obiettivo comune – Riportare l’inflazione al 2% è uno dei propositi anche della banca centrale europea. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha spiegato che il fallimento delle banche americane e il crollo della svizzera Credit Suisse, poi acquisita da Ubs, hanno creato molta incertezza: «In un mondo che sta cambiando più rapidamente di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare, dobbiamo essere concentrati sullo scopo e risoluti nella strategia per conseguirlo. Sappiamo che dobbiamo riportare rapidamente l’inflazione all’obiettivo di medio termine e lo faremo».

Tendenza generale – La banca centrale svizzera ha annunciato il rialzo dei tassi dello 0,5% al 1,5%. Secondo l’istituto elvetico la mossa è stata necessaria per contrastare le pressioni sull’inflazione, che a febbraio ha toccato un aumento del 3,4%. Nella nota, la banca ha dichiarato di «non poter escludere ulteriori rialzi se sarà necessario assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine».