Quasi 53 miliardi di dollari. Questo il prezzo del terrorismo nel 2014, in aumento del 61 per cento rispetto al 2013. Una cifra record, pari al Pil dell’intera Bulgaria. Nemmeno nel 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, era stata raggiunta una somma così alta: la spesa allora non aveva oltrepassato i 51.51 miliardi di dollari. E stando agli ultimi eventi è inevitabile che l’importo del 2015 sarà ancora più elevato.

I dati vengono dal Global Terrorism Index elaborato dall’Institute for Economics and Peace, un centro di ricerca mondiale con sede a Sydney, in Australia. Il costo economico che il mondo paga al terrorismo corrisponde al prezzo di morti e feriti (cure mediche incluse) e delle proprietà danneggiate. La voce di gran lunga più importante è quella che riguarda le vittime, il cui prezzo ammonta a oltre 51 miliardi di dollari.

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Nel 2014 le persone morte per mano dei terroristi sono state 32.658, con una crescita dell’80 per cento rispetto all’anno precedente. Il 57 per cento degli attacchi è stato condotto in cinque Paesi: Afghanistan, Iraq, Nigeria, Pakistan e Siria. Boko Haram e Isis insieme sono responsabili della metà delle vittime. Il solo Califfato nel 2014 ha ucciso 20mila persone.

Alla luce degli attentati del 13 novembre a Parigi e dei numerosi allarmi che gli 007 di tutto il mondo stanno lanciando, il terrorismo inciderà in modo considerevole nel bilancio della Francia e di molti altri Paesi, Italia in primis. Per questa ragione il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, durante un incontro con i cittadini a Bruxelles mercoledì 18 novembre ha affermato che le spese anti-terrorismo riceveranno un trattamento speciale. «I mezzi supplementari nel Patto di stabilità non devono avere lo stesso trattamento delle spese ordinarie: a spese straordinarie risposta straordinaria», ha detto Juncker.

Andrea F. de Cesco