Altalena in borsa per Tim. I titoli del gruppo di telecomunicazioni, che avevano registrato un rialzo del 2 % in apertura, sono crollati in un’ora con perdite fino all’8%, perdita poi ridimensionata a poco oltre il 3% a fine mattinata. Il tonfo è arrivato dopo una settimana dominata da due argomenti: la presentazione del piano industriale dell’azienda per il biennio 2024-2026 e l’approvazione della lista del cda uscente in vista del rinnovo del board fissato per fine aprile. Sottotraccia c’è la trasformazione che la società attraversa da anni, con la vendita già approvata di parte della rete al fondo statunitense Kkr e il ruolo dell’Antitrust, che potrebbe porre vincoli ai concorrenti sul controllo del sistema delle telecomunicazioni.

La borsa – Il calo in borsa è iniziato poche ore dopo la presentazione del piano industriale 2024-2026, lo scorso 7 marzo. Tra i dati che hanno convinto meno gli analisti c’è quello sull’indebitamento previsto fino al 2026. La società aveva stimato un debito di 6,1 miliardi, cifra ottenuta sottraendo dai 20,3 miliardi (al netto dei leasing) i 14,2 miliardi che rientrerebbero grazie alla vendita di NetCo a Kkr. Tuttavia gli esperti si erano subito accorti che l’evoluzione fino al 2026 dell’Ebitda (il margine operativo al lordo di tasse e interessi sul debito) avrebbe portato a circa un miliardo di debito in più. Dopo la pubblicazione del piano era seguito un crollo delle azioni, il cui valore era sceso del 23 percento in un giorno. Per rimediare l’11 marzo Tim ha pubblicato integrazioni al piano industriale 2024-2026 in cui prevede un debito di 7 miliardi. Questa mossa tuttavia non ha tranquillizzato gli investitori.

L’azienda – Si tratta di un momento delicato per l’azienda, che opera in un mercato, quello della telefonia, in cui i ricavi coprono sempre meno i costi. Nonostante questo, per la prima volta la socieà ha decsio di scorporare i profitti derivanti dalla rete – tra le entrate più solide – da quelli che dipendono dai servizi. Il calendario delle scadenze poi è fitto. Entro l’estate 2024 avverrà la vendita al fondo Kkr, operazione già approvata e con cui Tim rinuncia a parte della rete. A fine aprile poi è previsto il rinnovo del Cda. La scorsa settimana è stata approvata la lista dei candidati al nuovo board da presentare all’assemblea degli azionisti. Candidata alle presiodenza è Roberta Figari, avvocato dello studio Legance. Con lei si presentano l’attuale Ceo Pietro Labriola e i consiglieri Giovanni Gorno Tempini  (Cdp), Domitilla Benigni (Elt), Paola Camagni e Federico Ferro Luzzi, che dovrebbero essere riconfermati nel prossimo cda. Oggi il gruppo Tim ha come primo azionista Vivendi (23 percento), poi Cassa depositi e prestiti (9 percento) e altri azionisti con quote minori. La sfida sarà innanzitutto ridefinire il ruolo di Tim su un mercato in rapida evoiluzione, in un momento in cui la concorrenza è altissima, con Swisscom intenzionata a comprare Vodafone-Fastweb.

L’Antitrust – Un ruolo decisivo nel posizionamnto di Tim sul mercato potrebbe avere in questo senso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust). Con l’acquisizione di Vodafone-Fastweb nascerebbe una compagnia che – oltre a essere italiana ma controllata dal governo svizzero – avrebbe una posizione di netto vantaggio sulla gestione delle reti. L’Antitrust quindi potrebbe imporre al nuovo gruppo italo-svizzero di cedere parte delle frequenze 5G a un altro soggetto. Se succedesse, a comprare potrebbe essere il francese Iliad, che aveva già fatto un’offerta a Vodafone.