Fonte: Ansa

Cassa Depositi e Prestiti alza la cornetta e Tim risponde. Il 5 marzo il gruppo Cdp ha presentato, insieme al gruppo australiano Macquarie, un’offerta valida fino al 31 marzo di 18 miliardi di euro per l’acquisto della rete di Telecom Italia. La proposta riapre la partita sul possesso dell’azienda italiana e sfida la società americana Kohlberg Kravis Roberts (Kkr). Il fondo Usa a febbraio aveva presentato un piano d’acquisto dell’infrastruttura di Tim per un totale di 20 miliardi. Con la partita aperta, sale intanto del 4,32% in borsa il titolo del gruppo Tim.

La nuova offerta – Cdp possiede già il 9,81% di Tim. L’offerta di 18 miliardi assieme a Macquarie, permetterebbe di ottenere il controllo della maggioranza dell’azienda e di fatto riporterebbe sotto il controllo pubblico la rete di Tim, privatizzata dal governo Prodi nel 1997. I due darebbero fino a 10 miliardi in contanti e si assumerebbero 8 miliardi di debito della compagnia. Ci sarebbe in più un’eventuale aggiunta di 2 miliardi che verrebbero pagati all’avveramento di alcune condizioni. La scelta di Cdp di presentarsi con il gruppo australiano non è casuale: questo detiene anche anche il 40% della rete rivale di Open Fiber, il cui 60% è in mano alla stessa Cdp. È proprio questo il punto in cui rischia di intervenire l’Antitrust Ue. L’idea di Cdp e Macquarie consisterebbe nel mettere insieme l’infrastruttura di Tim con quella di Open Fiber in un’unica società della rete fissa nazionale. In Italia sono presenti solo queste due reti e la loro unione potrebbe non rispettare il principio della libera concorrenza e generare, di conseguenza, un monopolio. La risposta di Bruxelles, dunque, potrebbe essere negativa o potrebbe imporre dei correttivi per garantire il buon funzionamento del libero mercato.

Kkr – Il gruppo statunitense Kkr a febbraio aveva presentato un’offerta da 20 miliardi per l’acquisto della rete Tim. Un valore sulla carta superiore rispetto a quello proposto da Cdp, ma con un contante inferiore. Al di là delle differenze tecniche e pratiche delle due offerte, l’offerta del fondo americano rischia di allontanare dall’ambito nazionale il controllo della Tim. Un’eventuale maggioranza della Cassa (controllata per oltre l’80% dal Ministero dell’Economia) permetterebbe una sorta di ritorno alla nazionalizzazione della rete Telecom.

La decisione finale – La proposta di Cdp scade il 31 marzo e a decidere sarà la Tim, o meglio Vivendi. La società francese è il primo azionista del gruppo e aveva indicato 31 miliardi come valore complessivo della rete. Entrambe le proposte sono molto lontane dal prezzo fissato, ma non si esclude che ci possano essere richieste di modifiche da parte della società.