Si allarga la spaccatura in Telecom tra Elliott e Vivendi: dopo la richiesta di Vivendi di rimuovere e sostituire dal consiglio di amministrazione 5 consiglieri nominati da Elliott, il fondo americano ha pubblicato in un comunicato la sua presa di posizione contro la condotta del socio francese. In vista del voto per il nuovo cda, l’azionista di maggioranza americano si difende e manifesta l’impossibilità di sostenere i candidati di Vivendi.
Il Comunicato – È tempo per Tim. “Time for Tim” è il nome del sito creato dal fondo Elliott per esporre la propria visione sul controllo dell’azienda di telecomunicazioni, corredato da una presentazione per spiegare in modo approfondito la decisione. «Dopo anni di cattiva gestione e distruzione del valore di Telecom Italia – recita il comunicato – Vivendi sta cercando di riassumere il controllo della compagnia. Un esame dell’operato di Vivendi rende molto facile la scelta da compiere il 29 marzo: i candidati di Vivendi sono insostenibili». Il 4 maggio scorso, l’Assemblea Telecom aveva clamorosamente votato per la sostituzione del consiglio di amministrazione e, in vista della prossima votazione, il socio di maggioranza americano chiede che non venga più attribuita fiducia ai soci del gruppo di Bollorè. «Crediamo che il board dell’azienda ora abbia la giusta composizione – si legge nel comunicato – e che la compagnia abbia ottenuto più in questi primi cento giorni sotto il nuovo Ceo di quanto sia riuscito a ottenere il vecchio consiglio di amministrazione nell’ultimo anno».
La contesa – Dieci mesi fa, gli azionisti indipendenti si erano mossi con una votazione per «liberare Tim dal controllo di Vivendi», continua il comunicato. A oggi, dopo la vittoria di Elliott, su 15 membri del consiglio di amministrazione dieci appartengono al fondo americano, compreso il presidente Fulvio Conti e l’amministratore delegato Luigi Gubitosi, nominato dopo che l’ex ad Amos Genish fu sfiduciato. Vivendi aveva chiesto di sostituire il cda della compagnia accusando Conti di aver «deliberatamente favorito i consiglieri nominati da Elliott, nonché tentato di occultare la propria condotta». Il presidente, in un’intervista a Repubblica, aveva ribattuto: «Sono il presidente di tutti» e «respingo con fierezza e cognizione di causa le accuse».
L’ex ad sfiduciato – Le ragioni della sfiducia, definita da Genish come un “putsch in stile sovietico”, sono attribuibili a una differente visione circa la gestione del business aziendale. Se Genish sostiene di essere stato vittima di un’imboscata («o ti dimetti, o sostieni il piano strategico di vendita dei beni»), dovuta alla sua intenzione di fare investimenti per consentire l’installazione di fibra e 5G, la visione di Elliott prevedeva la vendita della linea fissa. «La performance di Genish era molto scarsa. Attaccava il suo stesso gruppo dirigente attraverso la stampa – spiega la presentazione di Elliott – e tratteneva informazioni senza condividerle».