Si apre un nuovo capitolo nell’incontro-scontro fra gli azionisti di Tim e il fondo di investimento americano Kkr (Kohlberg Kravis Roberts & Co): il 2 febbraio è stata presentata all’azienda italiana di telecomunicazioni controllata dalla francese Vivendi un’offerta non vincolante per la rete fissa. Il ritorno delle trattative, che avevano subito una brusca frenata nel 2021, ha avuto un forte impatto in borsa: i titoli Tim sono cresciuti dell’11%.
Il fondo americano possiede già il 37,5% delle azioni di Fibercop, azienda del gruppo TIM che si occupa della gestione della rete secondaria passiva, cioè per la parte di rete che dalle cabine di distribuzione arriva alle case degli utenti finali.

La nuova sede Tim a Roma (Fonte: https://www.archiportale.com/)

L’offerta – La proposta di Kkr si aggirerebbe intorno ai 20 miliardi di euro, risultando così quella più alta fino a ora presentata a Tim per una quota di controllo in Netco, la nuova società che si occuperà della gestione e della manutenzione della rete telefonica fissa e di internet. Ai servizi di Netco si affideranno tutti gli operatori telefonici e di rete, rendendola così di fondamentale importanza per la gestione della rete su tutto il territorio nazionale.
L’offerta del fondo americano sarebbe comunque inferiore rispetto al prezzo finora fissato da Vivendi, società francese che opera nelle telecomunicazioni e primo azionista di Tim. Vivendi chiederebbe non meno di 24 miliardi per concludere l’operazione.

La storia – Una prima manifestazione di interesse era stata presentata da Kkr nel novembre 2021, quando il fondo aveva proposto a Tim di acquistare l’intero gruppo di telecomunicazioni. L’offerta era stata respinta dal Cda di Tim, compatto nella decisione nonostante Vivendi non avesse più nessun rappresentante esecutivo nel consiglio di amministrazione. La motivazione della bocciatura era stata motivata poi con l’accusa al fondo americano di essersi limitato a una generica manifestazione di interesse, senza mai avere presentato una proposta formale. Dall’altro lato, Kkr ha replicato di non avere ricevuto il via libera di Tim per proseguire con l’offerta.
Oltre Kkr, anche Cassa Depositi e Presiti (Cdp), l’istituzione che gestisce il risparmio postate degli italiani, ha mostrato l’interesse di fare un’offerta a Tim, ma i continui rinvii nella presentazione formale di una proposta hanno ritardato la conclusione di un potenziale accordo.
Nel novembre 2022, Tim ha accettato l’ennesima proroga richiesta da Cdp per la presentazione di un’offerta non vincolante, ma al tempo stesso ha aperto la strada per una gara per l’acquisto della rete. Questa apertura ha riacceso l’interesse di Kkr, che già alla fine dell’anno ha cominciato ad attivarsi per una proposta di acquisto.
Fra l’offerta fatta da Cdp e il prezzo fissato da Vivendi ci sarebbe uno scarto di 10/15 miliardi, che la rende meno appetibile rispetto a quella di Kkr.

L’attenzione del governo – Sulla vicenda del potenziale acquisto di Tim da parte di Kkr si è espresso il ministero delle Imprese e del Made in Italy: «il governo segue con attenzione l’offerta presentata dal fondo Kkr e reputa centrali la salvaguardia dei livelli occupazionali e la sicurezza di una infrastruttura strategica quale rete nazionale di telecomunicazioni».
La natura dell’acquisizione avrebbe un grande impatto a livello nazionale: controllare Netco significa avere la gestione e manutenzione di tutta la rete fissa e di internet sul territorio italiano. Un asset strategico per il Paese che spiega in abbondanza l’interesse del governo.
L’esecutivo ha mantenuto i poteri di Golden power sull’infrastruttura Tim, con la possibilità quindi di dettare specifiche condizioni per l’acquisto della rete e per la sua gestione. Così non è escluso che si affiianchi Kkr con un altro azionista di minoranza (per esemoio la stessa Cdp) ma con poteri di governance tali da salvaguardare l’interesse pubblico dell’operazione.