Tim apre positiva a Piazza Affari (+0,65 per cento) dopo che l’azionista Vivendi ha venduto il 5 per cento della sua quota. È stata una mossa arrivata a sorpresa alla chiusura di venerdì 21 marzo quella della big francese, che anticipa un piano di cessioni in più tranche delle azioni possedute dal gruppo della famiglia Bolloré.
La strategia Vivendi – La società francese punta a mettere sul mercato fino al 13 per cento delle azioni prima dell’arrivo dei dazi Usa previsti per il 2 aprile e restare, entro la fine del trimestre in corso, con la quota strategica del solo 5 per cento in Tim. Venerdì 21 marzo, Vivendi ha annunciato che già il 18 marzo era scesa sotto la soglia del 20 per cento del capitale ordinario del gruppo guidato da Pietro Labriola, portandosi al 19,3 per cento dal 23,75 per cento originario. Dopo le vendite di venerdì, il gruppo possiede ancora il 18,4 per cento del capitale della tlc italiana. La big francese sembrerebbe decisa quindi a fare cassa attraverso vendite parcellizzate, approfittando del fatto che il titolo sia risalito in area 0,30 euro. Dalla vendita di venerdì, Vivendi ha portato a casa un guadagno di circa 220 milioni di euro.
Il risiko tlc – Procedono intanto le negoziazioni su chi potrà rilevare il pacchetto azionario della società guidata da Labriola. Secondo gli analisti, il grosso della partecipazione residua di Vivendi potrebbe essere comprato da Poste. Nelle scorse settimane, il gruppo è subentrato a Cdp come secondo azionista di Tim con il 10 per cento e sarebbe pronto a salire fino al 24 per cento del capitale ordinario, quasi al limite della soglia d’opa del 25 per cento. Stando ai valori correnti del titolo, si parlerebbe di circa 700 milioni di esborso. Secondo il Sole 24 ore, già nell’assemblea del 26 marzo, si discuteranno con gli azionisti le operazioni di efficientamento del capitale.
Gli effetti – Come riportato su Milano Finanza, secondo alcuni esperti, l’uscita di Vivendi dal capitale di Tim potrebbe avere effetti positivi. Il gruppo francese ha avuto una posizione molto critica sul piano industriale presentato al mercato da Labriola, arrivando a mettere un veto sull’operazione di ottimizzazione della struttura del capitale. Viceversa, il rafforzamento di Poste in Tim porterebbe a una governance più solida. Le politiche di ricostituzione delle riserve e di remunerazione degli azionisti ne gioverebbero. Inoltre, sempre con l’uscita di Vivendi, si verrebbe a creare spazio per il consolidamento con Iliad Italia. La discussione delle possibili operazioni di fusioni e acquisizioni saranno però discusse solo dopo il riassetto azionario di Tim. Secondo gli analisti di Intermonte, Vivendi, prima di completare la dismissione, potrebbe voler attendere le prossime mosse di Poste Italiane e valutare l’evoluzione del titolo in Borsa.