«Al fine di raggiungere la neutralità climatica, la Commissione europea si è posta l’obiettivo di mobilitare fino a mille miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Il processo di transizione, tuttavia, necessita di un ammontare di investimenti superiore ai fondi del bilancio Ue e ai fondi pubblici disponibili in generale». A dirlo è la Consob (Commissione nazionale per le società e la borsa) nel “Quaderno di finanza sostenibile”, pubblicato il 28 giugno. Per rimediare a questa mancanza di fondi la soluzione è una: «Favorire una transizione ordinata verso un’economia low carbon (a bassa produzione di carbone) in cui il sistema finanziario svolge un ruolo centrale. Affinché tale ruolo possa dispiegarsi appieno è necessario creare un quadro normativo adeguato, attinente il cosiddetto ecosistema dell’informazione», prosegue la Consob. Il funding gap che lamenta la Commissione è pari a 180 miliardi di euro supplementari ogni anno. Cifra che potrebbe essere recuperata se il cammino verso la transizione ecologica andasse di pari passo con quello del mercato finanziario. Perciò è necessario il rispetto di norme guidate da fattori come la trasparenza, l’affidabilità e la qualità dell’informazione fornita dal mercato.

Che cos’è la finanza sostenibile – Per la prima volta si legge una definizione di sviluppo sostenibile nel rapporto Brundtland, pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (Wced). Viene concepito come sostenibile lo sviluppo in grado di garantire «il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri». La sostenibilità, però, è sempre stata legata solo ed esclusivamente alla salvaguardia ambientale, senza considerare gli aspetti finanziari. Solo ultimamente l’Europa e i massimi sistemi di cooperazione internazionale hanno iniziato a ragionare in maniera diversa. Il Sustainable Finance Study Group del G20, cogliendo lo spunto dell’Agenda 2030, ha affermato che una crescita forte, stabile e inclusiva passa dall’efficienza e dalla sostenibilità del mercato finanziario e delle strategie aziendali.

Il Piano d’azione della Commissione europea – A partire dal 2016 la Commissione europea ha iniziato ad adottare una serie di strategie di finanza green. La svolta c’è stata nel 2018 con il “Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile”. Un documento che fissa tre obiettivi in particolare: ri-orientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile; integrare la sostenibilità nella gestione dei rischi; promuovere la trasparenza e una visione a lungo termine dell’economia. Un ulteriore passo avanti è stato fatto il 24 maggio 2018, con un insieme di proposte legislative da parte della Commissione europea che rientrano nel Sustainable Finance Package. Pacchetto normativo che tra il 2019 e il 2021 ha permesso l’attuazione del Piano d’azione, fissando fra le altre cose il grado di sostenibilità degli investimenti e gli obblighi degli intermediari in merito a movimenti finanziari e consulenze.

Gli ostacoli alla finanza sostenibile – L’assenza di norme condivise per l’identificazione di attività, prodotti, servizi finanziari sostenibili, la pubblicazione di informazioni insufficienti, la non chiarezza delle metodologie, la mancanza di dialogo tra investitori, imprese e data providers, un’univoca concezione di Esg (Environmental, Social, Governance), ovvero di tutte quelle attività legale all’investimento responsabile. Tutti questi rappresentano un insieme di ostacoli allo sviluppo della finanza sostenibile, che passa, quindi, non solo dal funding gap precisato dalla Consob, ma anche e soprattutto dall’assenza di valori condivisi. Un basso livello di informazione, regolamentazione e comunicazione fanno la differenza, rallentando l’intero processo.