L’ottimismo dei mercati, tante volte ne abbiamo sentito parlare. Forse non è il termine più calzante per descrivere l’andamento delle Borse di giovedì 18 febbraio, ma può rendere l’idea di una tendenza positiva dei listini. Complici la quotazione in rialzo del petrolio e le decisioni della Fed, la Banca centrale degli Stati Uniti.
Il segno più ha caratterizzato il risveglio di molte piazze europee: Milano ha aperto con l’indice Ftse Mib in rialzo dello 0,64 per cento, così come Francoforte, dove l’indice Dax ha segnato un rialzo dello 0,61 per cento. Stessa storia per la Borsa di Parigi, premiata dall’indice Cac 40 in ascesa dello 0,56%, mentre la partenza è stata più timida per Londra: l’indice Ftse ha ceduto lo 0.6 per cento.
Spostandosi dal Vecchio Continente al panorama internazionale, è l’Asia a registrare la ripresa più forte. Tokyo su tutti, con l’indice Nikkei salito del 2,28 per cento, insieme a Hong Kong fermo al più due per cento. Passo indietro per la Cina: Shangai ha chiuso in calo dello 0,16 per cento e Shenzhen dello 0,45 per cento. Buono anche il tasso sul Btp, sotto la soglia dell’1,60 per cento per la prima volta da quasi due settimane, con lo spread che si attesta sui 131 punti, rispetto ai 134 dell’ultima chiusura.
L’ottimismo dei mercati, o per meglio dire la parità, è il risultato del contesto che si muove intorno agli indicatori. In cima alla gerarchia dei fattori trainanti c’è la quotazione del petrolio, salito a 31,72 dollari per il barile Wti e a 35,17 dollari per il Brent. Alle spalle di questa ripresa, l’accordo siglato a Doha, capitale del Qatar, dove i ministri del petrolio di Arabia Saudita, Russia, Qatar e Venezuela hanno deciso di congelare la produzione dell’oro nero ai livelli di gennaio proprio per arginare la caduta dei prezzi. L’Iran che sembrava nicchiare sulla proposta ha alla fine mostrato segni di apertura. Bijan Zangeneh, a capo del dicastero iraniano, ha tenuto a precisare: «Questo inizio di cooperazione tra Paesi Opec e non Opec per la ripresa del mercato è motivo di felicità. Noi supportiamo qualsiasi azione per la stabilità del mercato e il recupero dei prezzi». Infine, sull’andamento cauto delle Borse potrebbe aver giocato un ruolo non secondario il rapporto fornito dalla Fed, in relazione all’ultimo incontro di gennaio. Il responso tra le righe fa intendere che la situazione preoccupante potrebbe portare a un rinvio dell’aumento dei tassi di interesse, come era stato pianificato a dicembre.
Intanto, sono arrivate anche le stime sulla crescita mondiale diffuse dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: 3 per cento per il 2016, al ribasso dello 0,3 per cento rilevato dalle previsioni dello scorso novembre. Entrando nel dettaglio, il bilancio è deludente anche per l’Eurozona (1,4 per cento, ovvero 0,4 per cento in meno rispetto allo stesso outlook) e per l’Italia, dove il Pil dovrebbe crescere dello 0,1 per cento. Cioè dello 0,4 per cento in meno guardando alle previsioni di tre mesi fa.
Marta Latini