L’aumento dei prezzi dei carburanti continua senza sosta, con il costo del gasolio che supera quello della benzina. Oggi, 14 marzo, la media nazionale del primo oscilla tra i 2,220 euro/litro per il self-service e i 2,333 euro/litro per il servito; la benzina, invece, si ferma tra i 2,217 euro al litro nella modalità self e i 2,323 euro al litro nel servito. E il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani grida alla «truffa a danno dei consumatori».

Sempre più su – Già in crescita negli ultimi mesi del 2021, il prezzo dei carburanti ha subìto una impennata dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Fino a poche ore prima che scoppiasse il conflitto, infatti, il prezzo medio della benzina nel nostro Paese era di 1,850 euro al litro. Tecnicamente, quanto si paga alla stazione di rifornimento riflette i prezzi del petrolio di circa un mese prima: questo è il lasso temporale impiegato dalle raffinerie per trasformare il petrolio grezzo in carburante. Tuttavia, la filiera di raffinazione scarica gli aumenti del prezzo al barile sui consumatori, ovvero vende il carburante ricavato da greggio comprato a prezzo minore come se lo avesse acquistato alle quotazioni attuali. A livello europeo, l’Italia è uno dei Paesi con i prezzi finali più elevati: da inizio anno la benzina è aumentata del 27%, contro una media internazionale del 20%, mentre il gasolio (+29%) ha subìto una variazione in linea con il resto del mondo.

Roberto Cingolani è ministro della Transizione ecologica dal febbraio 2021

Squali del barile – I numeri, dunque, mostrano che il trend italiano, almeno per il gasolio,  si allinea tutto sommato con quello degli altri Paesi. Eppure c’è chi denuncia manovre speculative, primo fra tutti il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che il 20 febbraio ha commentato così gli aumenti: «Stiamo assistendo a un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi. La crescita non è correlata alla realtà dei fatti ma è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi. Una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini». Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli, ha confermato che in questi venti giorni si sono verificate alcune anomalie: in Italia, ad esempio, le società che raffinano il greggio o lo importano già raffinato applicano una commissione di circa 8 centesimi al litro (il 5,5% del prezzo finale) in sede di rivendita. Dall’inizio della guerra, questa commissione è balzata dal 5,5% all’11%, fino a schizzare in alcuni casi al 19,7%. «Un fenomeno senza precedenti e senza apparenti giustificazioni», ha commentato Rossetti al Corriere della Sera.

Imposta sulle tasse – I rincari di raffinatori e importatori vanno ad aggiungersi alla serie di imposte applicate di norma e che pesano per oltre il 50% sul prezzo finale del prodotto. Il costo di benzina e gasolio è infatti composto da quattro voci: prezzo industriale, iva, accise e margine del distributore. Il prezzo industriale, come ricordato sopra, subisce variazioni quotidiane. L’imposta sul valore aggiunto pesa per il 22%, e non si applica solo sul prezzo iniziale, ma anche sulle accise. Sono queste ultime a essere tirate in ballo ogni volta che si parla del prezzo della benzina.

Un secolo di imposte – Ma cosa sono di preciso? Per dirla in poche parole, sono delle tasse “una tantum” che si applicano su un bene – in questo caso i carburanti – per rispondere a un’emergenza: dalla famigerata guerra in Abissinia del 1936 (che  come tutte quelle introdotte fino al 1995, inglobate quell’anno in un’altra imposta, non figura più nell’elenco delle accise ma si paga comunque) al terremoto in Emilia del 2012. In totale, le accise sui carburanti sono diciotto e costituiscono la parte più consistente, circa 70 centesimi, del prezzo finale. Si aggiunge, infine, il margine lordo del distributore che tra le quattro è la voce minore. Da giorni proprio il tema accise è tornato al centro del dibattito politico e il Mise (Mintistero per lo sviluppo economico) ne sta valutando una riduzione temporanea, che farebbe scendere il prezzo alla pompa del 10%.