L’Italia rispetterà le regole europee sul bilancio, ma allo stesso tempo vuole spingere per una riforma globale dell’Unione. Si chiede un’Europa più vicina ai cittadini e più attenta alle condizioni sociali, smettendo di pensare soltanto ai conti in ordine e all’austerità. Questo il contenuto in sintesi della lettera del presidente del consiglio Giuseppe Conte alla Commissione europea, in risposta all’ipotesi di procedura d’infrazione contro il Paese. Nei prossimi 20 giorni la decisione definitiva se aprire ufficialmente la procedura.

«Revisione della spesa» – La lettera del premier, pubblicata sul sito del governo, porta avanti due punti distinti. Il primo è la ferma intenzione, afferma il capo del governo, di rispettare l’equilibrio di bilancio richiesto da Bruxelles: « il Governo, anche nel rispetto delle indicazioni poste dal Parlamento, sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie». Si cercherà di evitare l’aumento automatico dell’Iva all’inizio del prossimo anno, così come richiesto anche dalle Camere che hanno piuttosto richiesta una modifica dell’Irpef. La tassa sulle persone fisiche è però la stessa che la Lega vuole abbassare per realizzare la promessa “flat tax”, non è chiaro quindi come interpretare l’invito «a riformare l’imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità». L’impegno del governo è comunque «un percorso per ridurre progressivamente il peso del debito sul PIL, adottando una politica di bilancio finalizzata a coniugare il sostegno alla crescita con la riduzione del costo del debito».

«Nuova fase costituente» – Il secondo punto, a cui è dedicata gran parte della lettera, è la richiesta di ripensare l’Unione europea nel suo complesso. Ricordando il caso della Grecia, dove però alle elezioni del 26 maggio hanno dominato i partiti europeisti, il presidente del consiglio ha scritto che «la scelta di limitare l’azione di governance all’esclusivo e rigoroso rispetto delle regole di bilancio, senza tenere conto dell’impatto sociale che tali determinazioni possono produrre sui cittadini degli Stati membri, si rivela drammaticamente controproducente, alimentando rancore e contribuendo, in misura significativa, ad allontanare le Istituzioni europee». Per questo l’Italia a guida pentaleghista chiede per l’Europa una «nuova fase costituente» per riformare una governance troppo spesso tesa soltanto, afferma Conte, a tenere i conti in ordine e a rassicurare mercati e istituzioni finanziarie. Al contrario la volontà dell’Italia è di ottenere un’Unione che «abbia al centro il benessere economico e sociale dei cittadini europei. Sicurezza sociale e creazione di lavoro, unite alla previsione di un’assicurazione europea contro la disoccupazione e a un salario minimo garantito a livello europeo costituiscono le prime, concrete sfide della stagione che si apre con la nuova legislatura». Il documento si chiude con tre proposte concrete: una fiscal stance che consideri i bilanci dell’Unione attivi o passivi nel loro complesso anziché ognuno per sé come oggi; emissione di eurobond, titoli di Stato emessi e garantiti dalla Bce; un’unione bancaria continentale. «Su questi temi l’Italia è pronta a fare la propria parte, per costruire un’Europa più vicina ai cittadini, più forte, più solidale, più giusta. Il mio Paese non può essere certo accusato di voler compromettere il progetto europeo. Piuttosto è vero il contrario: intendiamo alimentare questo progetto con nuova linfa».

26 giugno e 9 luglio le date decisive – La lettera di Conte alla Commissione, pubblicata lo stesso giorno in cui il premier italiano incontrerà Jean Claude Junker nell’ambito del Consiglio europeo di Bruxelles, a livello formale è poco più di un segnale di buona volontà. Lo stesso premier aveva annunciato nei giorni scorsi: «In realtà quella che il capo del Governo invierà a Bruxelles è una lettera che conterrà un messaggio politico per l’avvio della nuova legislatura europea». Segnati in rosso sul calendario dell’esecutivo sono ora i giorni del 26 giugno e del 9 luglio. Tra meno di una settimana la Commissione deciderà ufficialmente se chiedere una procedura d’infrazione contro l’Italia. Fino ad oggi questo è stato il limite raggiunto nei precedenti casi, contro l’Italia e altri Paesi, con Bruxelles che decideva di non procedere perché soddisfatta delle risposte preliminari dei governi. Se stavolta dovesse decidere diversamente la palla passerà all’Ecofin, che raduna i ministri delle finanze di tutti gli Stati membri, e all’Eurogruppo che è limitato a quelli aderenti alla moneta unica. In caso di risposta affermativa la procedura si aprirà per davvero. Vorrebbe dire che l’Italia sarebbe costretta a pagare pesanti multe e a vedersi limitata l’autonomia in campo fiscale.

La Bce: «Bilanci in ordine» – Oggi è uscito anche il bollettino mensile della Banca centrale europea e le sue parole suonano come una risposta alla lettera del governo italiano. «I paesi dal debito pubblico elevato devono condurre il rapporto fra quest’ultimo e il Pil su una traiettoria discendente. È necessario garantire la piena conformità delle politiche di bilancio dei vari paesi al patto di stabilità e crescita. Al tempo stesso è opportuno che tutti i paesi continuino a intensificare gli sforzi per conseguire una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita». Un richiamo per i Paesi membri a rispettare le regole comuni su deficit e rapporto debito/Pil. Se per il deficit l’Italia è sotto al 3% richiesto, il debito è oltre il doppio del 60% raccomandato e quindi l’obiettivo primario, secondo Francoforte, dovrebbe esserne la riduzione. Allo stesso tempo però c’è quella che sembra un’apertura alla richiesta di Conte di puntare con decisione alla crescita economica del continente. Nel bollettino si legge anche che è previsto un rallentamento della crescita globale delle economie dell’Unione e un aumento della tensione sul mercato del lavoro, con un aumento sia di posti di lavoro vacanti che di disoccupati. Un po’ a sorpresa i principali problemi su questo fronte verrebbero da Francia e Germania, mentre «in Spagna e in Italia la tensione nel mercato del lavoro si colloca su valori nettamente inferiori rispetti ai precedenti massimi».

Spread in ribasso – Negli ultimi giorni lo spread tra Btp e Bund è sceso fino a 233, il valore minimo degli ultimi 9 mesi e uno dei più bassi dall’inizio del governo di Movimento 5 Stelle e Lega. Molto probabilmente il merito va alle parole del presidente della Bce Mario Draghi, che il 18 giugno ha fatto intendere che la politica espansiva portata avanti durante il suo mandato, in scadenza a ottobre, proseguirà anche sotto la nuova dirigenza. Una sorta di rilancio del “whatever it takes”, la celebre e lapidaria frase con cui Draghi nel 2012 gelò il panico e le speculazioni contro i titoli di Stato dell’Unione e, grazie anche a politiche come il quantitative easing nei mesi successivi, permise un generale abbassamento dei tassi di interesse e un risanamento della situazione finanziaria dei vari Paesi. L’Italia beneficerebbe di una situazione sui mercati più tranquilla, potendo stipulare debiti a interessi ridotti e rientrando più facilmente nell’equilibrio di bilancio chiesto da Bruxelles. La Banca centrale però nel bollettino ha ribadito che «il differenziale sul debito dell’Italia è rimasto volatile ed elevato rispetto ai livelli osservati prima delle elezioni del 2018».