Il negoziato è durato venticinque anni ma adesso, forse, c’è l’accordo. Venerdì 6 dicembre la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen è volata a Montevideo, in Uruguay, per firmare l’intesa di libero scambio Ue-Mercosur. Un patto storico con il blocco di Paesi sudamericani che comprende Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay (la Bolivia ha aderito formalmente, ma dovrà adeguare la sua legislazione). «Creerà enormi opportunità commerciali e farà risparmiare alle aziende dell’UE quattro miliardi di euro l’anno di incarichi a esperti, espandendo i nostri mercati e aprendo nuove opportunità di crescita e posti di lavoro da entrambe le parti. Abbiamo la possibilità di creare un mercato di 700 milioni di persone», ha sottolineato von der Leyen. Più posti di lavoro, più scelta e prezzi più vantaggiosi da entrambe le parti. Per la presidente della commissione europea, il trattato è «uno dei più grandi partenariati commerciali e di investimento che il mondo abbia mai visto».

L’accordo – Una nuova area di libero scambio, con abbattimento delle barriere tariffarie, liberalizzazione del commercio e progressiva eliminazione del 92% di dazi sui prodotti Mercosur destinati all’Ue e del 91% su quelli europei esportati in Sud America. Per von der Leyen, un’intesa con grande potenziale economico e geopolitico. «È un accordo win-win – ha spiegato –. Porterà vantaggi significativi ai consumatori e alle aziende da entrambe le parti e faciliterà gli investimenti europei in settori strategici in tutti i Paesi del Mercosur. Renderà più facile investire in settori che hanno un impatto sulla vita delle persone, ad esempio espandendo la rete elettrica o promuovendo la digitalizzazione in tutta la regione». Il trattato prevede, inoltre, il riconoscimento di 350 indicazioni geografiche protette (IGP) per i prodotti europei e l’accesso delle imprese ai mercati degli appalti pubblici.

Voci contrastanti – Ursula von del Leyen ha firmato il partenariato. Adesso, però, si attende la ratifica da parte del consiglio dell’Europarlamento, che potrebbe durare diversi mesi. Nonostante l’enfasi sul traguardo ottenuto, l’accordo ha suscitato alcune critiche. Germania e Spagna si sono schierate a favore. Ma la Francia di Emmanuel Macron, che sta attraversando una crisi interna e ha un’agricoltura da sempre protetta dalle barriere Ue, si è opposta. A fianco dei transalpini hanno preso posizione anche Polonia e Austria. E c’è la possibilità che agli oppositori si aggiunga anche l’Italia, inizialmente su posizioni più concilianti. «Non ci sono le condizioni per sottoscrivere l’attuale testo dell’accordo – ha fatto sapere il governo alcuni giorni fa in una nota informale –. La firma può avvenire solo a condizione di adeguate tutele e compensazioni in caso di squilibri per il settore agricolo».

La protesta – Proprio gli agricoltori si sono mostrati scettici sul trattato. In Italia Copa e Cognac, principali confederazioni agricole, e Confagricoltura hanno criticato l’operazione. A preoccupare i lavoratori sarebbe l’apertura al mercato nostrano di prodotti agroalimentari (in particolare carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero) che non rispettino gli standard ambientali e sanitari previsti per l’agricoltura europea. Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, per le rappresentanze della categoria la bilancia commerciale agroalimentare tra Ue e Mercosur sarebbe «già in deficit di 23 miliardi di euro a favore dei Paesi sudamericani».