Rischio salasso per i futuri conti di Unicredit. Il colosso bancario ha reso noto giovedì 11 aprile di essere potenzialmente soggetto a una multa da parte della Commissione Europea per violazione della normativa Antitrust. La contestazione viene avanzata a 8 istituti bancari con sede nel territorio dell’Unione Europea per presunta formazione di un cartello attraverso il quale alcuni trader delle banche si sarebbero scambiati informazioni sensibili concordando le strategie di acquisto e di vendita di titoli di Stato tra il 2007 e il 2012. Se le accuse si dimostrassero vere, la banca rischia una multa del 10% del suo fatturato totale mondiale.
L’indagine – Unicredit aveva reso noto lo scorso 31 gennaio di essere coinvolta in un procedimento avviato dalla Commissione Europea per l’attività dei trader di una sua controllata, che si sarebbero scambiati informazioni sensibili sulle prospettive di acquisto e vendita di titoli di stato con quelli di altri 7 gruppi bancari. La pratica è vietata dalla normativa europea in tema di antitrust per salvaguardare uno dei principi fondamentali su cui si basa l’assetto economico dell’Unione: la libera circolazione di capitali nel mercato unico europeo. Al momento non si sa quali siano le altre banche coinvolte in quanto la Commissione non è intitolata a renderne noti i nomi: sono queste ultime a dover comunicare l’indagine in corso agli investitori. Come riporta Milano Finanza ,l’indagine riguarda solamente alcuni intermediari finanziari e non implica dunque che la presunta condotta anticoncorrenziale fosse una prassi generalizzata nel settore dei titoli di Stato.
«Esborso possibile, ma non probabile» – Sul futuro delle indagini, Il Gruppo di Gae Aulenti, in una nota resa pubblica nella notte tra mercoledì 10 e giovedì 11 aprile, ha dichiarato che «non considera più remoto, ma possibile, sebbene non probabile, un esborso di cassa volto al pagamento di una potenziale sanzione in conseguenza dell’esito del procedimento». Qualora la Commissione dovesse certificare effettive violazioni della normativa, potrebbe adottare una decisione che proibisca formalmente la condotta ritenuta distorsiva della concorrenza e adottare una sanzione fino al 10% dell’ammontare del fatturato annuo di Unicredit. Gli analisti ritengono che le plusvalenze delle dismissioni del patrimonio immobiliare della banca, che avrebbero dovuto migliorare la sua solidità patrimoniale, potrebbero essere utilizzate per pagare la multa europea. Arrivando a Palazzo Mezzanotte per l’assemblea degli azionisti dell’istituto, fissata per giovedì 11 aprile, il ceo Jean Pierre Mustier, alla domanda se l’istituto preveda di fare accantonamenti nel primo trimestre già in vista delle possibili sanzioni Ue, non ha voluto rilasciare commenti. Unicredit, che ha avuto accesso al fascicolo lo scorso 15 febbraio, può rispondere alle obiezioni sollevate dalla Commissione entro il prossimo 29 aprile, salvo concessione di proroghe a discrezione di Bruxelles.
Il titolo e altre polemiche – In Borsa, dopo la chiusura in moderato rilazo di mercoledì 10 aprile (più 0,47%), la notizia delle possibili sanzioni Ue ha fatto perdere ai titoli Unicredit oltre il 2%, flessione che si è poi assestata attorno al – 1%. Altre polemiche nel frattempo hanno accompagnato lo svolgimento dell’ assemblea del direttivo. Quattro striscioni in Piazza Affari hanno accolto gli azionisti con lo slogan “Fossil Banks. No Thanks”, in riferimento al sostegno da parte di Unicredit all’industria dei combustibili fossili.