Dal 28 aprile al 23 giugno: sono due i mesi che gli azionisti di BancoBpm avranno per aderire all’offerta di pubblico scambio di Unicredit. Un’operazione che, ai prezzi attuali e in caso di adesione integrale, avrebbe un valore di 13,9 miliardi di euro, mentre agli azionisti aderenti verrebbero consegnati 265 milioni di azioni pari al 14,55% di Unicredit. Questo è quanto emerge dal documento di offerta pubblicato dall’istituto di piazza Gae Aulenti dopo il via libera ricevuto dalla Consob, la Commissione nazionale per le società e la borsa, mercoledì 2 aprile. Unicredit attende ora l’autorizzazione dell’antitrust e del governo e ha tempo fino al 30 giugno per rilanciare, rinunciare o confermare l’operazione, alla luce anche dell’offerta di Bpm su Anima attualmente in corso, che stabilirà a cascata il costo esatto a patrimonio dell’acquisizione di Bpm.

I dettagli – Nel documento di offerta dell’istituto guidato dall’ad Andrea Orcel si legge: «Per ogni azione Bpm portata in adesione, Unicredit riconoscerà un corrispettivo unitario rappresentato da 0,175 azioni ordinarie Unicredit di nuova emissione, prive del valore nominale, aventi godimento regolare e le stesse caratteristiche delle azioni ordinarie di Unicredit già in circolazione alla data di emissione». Tra i benefici si stimano «sinergie annuali per circa 1,2 miliardi di euro». C’è però l’incognita dello stacco dei dividendi di entrambi gli istituti: se entrambi dovessero essere distribuiti prima della data di consegna dei titoli Bpm, fissata al primo di luglio, si modificherebbe il rapporto di concambio dell’ops che passerebbe a 0,166 azioni Unicredit per ogni Bpm apportata. Il documento prevede inoltre che prima della scadenza venga staccata la cedola solo di Unicredit, al che il rapporto salirebbe a 0,182. Gli intermediari incaricati di raccogliere le adesioni sono Equita, Mps, Bnp Paribas, Bper e Cassa di Risparmio di Bolzano.

Tasselli mancanti – Manca ancora l’autorizzazione dell’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma a piazza Gae Aulenti si nutre la «ragionevole aspettativa» che eventuali misure correttive dell’Antitrust «non siano tali da incidere in maniera significativa sull’operazione». Si attende anche il nulla osta del governo, che ha spostato la decisione riguardante il golden power, attesa in questi giorni, dopo l’assemblea di Generali del 24 aprile. A Trieste infatti si capiranno i nuovi rapporti di forza del panorama finanziario e i soci si confronteranno sui vertici: Mediobanca propone una lista a sostegno degli attuali, mentre Caltagirone sostiene una lista alternativa e Assogestioni una terza. Non è nota la posizione di Orcel, che detiene circa il 5% della compagnia.

Anima e Credit Agricole – Due variabili in gioco per l’esito dell’ops di Unicredit sono soprattutto il tasso di adesione all’offerta di Bpm per Anima e la salita di Credit Agricole al 19,8% di Bpm stessa. A Bpm è stato negato il Danish compromise dalla Bce: senza, una banca che detiene una partecipazione in un’impresa di assicurazione o in una controllata assicurativa (come Anima) deve dedurre il valore di tale partecipazione dal proprio capitale. Per questo, l’esito dell’offerta è cruciale ai fini di comprendere l’assorbimento esatto di capitale di Bpm: se gli azionisti di Anima dovessero aderire al 50%, l’impatto per Unicredit sarebbe di 126 punti base contro i 122 previsti da un’adesione totale. Nel frattempo, Credit Agricole ha annunciato l’ok incassato dalla Bce a superare la soglia del 10% di Bpm e porterà la sua partecipazione alla soglia del 20%, ponendosi come interlocutore di rilievo per Unicredit che ha dichiarato di voler arrivare al 66% dell’istituto di piazza Meda. Unicredit e Agricole sono partner nel risparmio gestito tramite la controllata Amundi e rischiano, alla scadenza nel 2027, di non veder rinnovato l’accordo.