Il motore dell’economia italiana è ancora «fermo». Inceppato a causa di una stagnazione che rischia di vanificare la ripresa già avviata in Europa. Lancia questo allarme Ignazio Visco dal seminario di economia internazionale organizzato dal Ministero degli Esteri a Villa Mondragone. «Il problema – avverte il governatore di Bankitalia. è che siamo fermi. Solo alla fine di quest’anno l’Europa tornerà ai livelli produttivi del 2008, ma l’Italia è ancora lontana e serviranno diversi anni».
Le cause? Secondo Visco vanno ricercate nell’ «arretratezza, anche culturale, in Europa e in Italia, forse anche per l’aumento del benessere negli ultimi cinquant’anni». Il pericolo è quello di una deflazione prolungata. L’Italia è appena uscita da una recessione lunga anni ed è tornata a crescere nel primo trimestre del 2015. Tuttavia, si è fatta trovare impreparata – è l’analisi del numero uno di Palazzo Koch – dall’impatto congiunto delle nuove tecnologie e della globalizzazione sul mondo del lavoro.
Il governatore della Banca d’Italia ritorna anche sulla politica monetaria della Banca centrale europea e sugli effetti del quantitative easing per contrastare la deflazione in corso. Visco respinge le critiche di chi accusa il numero uno della Bce, Mario Draghi, di alterare il corretto funzionamento dei mercati con il suo programma di acquisto di titoli di Stato. «Una politica monetaria accomodante protratta per lungo tempo può portare dei rischi – riflette Visco – ma in questa fase non ci sono ancora pericoli forti sulle attività finanziarie». Il governatore ricorda inoltre come dall’estate scorsa gli interventi della Bce siano finalizzati a contrastare la stagnazione, perché «non c’è una deflazione buona, la deflazione è cattiva e va combattuta». Ma i pericoli arrivano anche da un’integrazione politica europea ancora lontana dall’essere raggiunta. Ed è la «mancanza di fiducia avvertita nell’Eurozona» a preoccupare Visco: è «molto grave, è il segno – nota – che dal lato politico il progresso è ancora lontano».
Matteo Furcas