2000 --- Dublin Marked on Map --- Image by © Royalty-Free/CorbisL’hanno ribattezzata la Silicon valley d’Europa, eppure nemmeno l’IT californiano potrebbe contare su un regime fiscale così agevolato. Con l’arrivo di Yahoo a Dublino, l’Irlanda si conferma la meta più desiderata dalle grandi – e piccole – aziende, non solo informatiche. Tutte a caccia di quel 12,5% che fa sognare investitori stranieri e crescere le dissestate finanze del Paese di Arthur Guinness e Oscar Wilde. Un idillio che al resto d’Europa inizia a non piacere.

Che le aziende fossero interessate all’Irlanda per il suo regime fiscale non è una novità. Già nel 1984 la Microsoft inaugurò il suo impianto europeo nei pressi della capitale irlandese, seguita trent’anni più tardi dall’ultimo dei giganti americani che ancora mancavano alla lista del quadrifoglio. Colossi che il governo irlandese si preoccupa di rassicurare circa le politiche fiscali future: il ministro delle Finanze Michael Noonan, secondo quanto riportato da una delle più grandi società di revisione al mondo, ha infatti dichiarato che la formula del 12,5% rappresenta un pilastro del sistema irlandese. Un reciproco vantaggio sottolineato dalle percentuali delle esportazioni, che nel 2013 hanno toccato il 108% del Pil.

Con l’annuncio di Marissa Mayer, amministratore delegato del browser americano con il punto esclamativo, i dipendenti di Yahoo! si ritroveranno nei pub di Dublino fianco a fianco a quelli di Facebook, Paypal, Ebay, Ibm, Cisco e Linkedin, pronti per un brindisi collettivo assieme agli impiegati di Twitter, Apple, Google, CitiGroup e Dell, solo per citare le realtà più importanti. Eppure il futuro potrebbe riservare qualche sorpresa, questa volta confezionata nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo di cui l’Irlanda fa parte.

È infatti notizia di pochi giorni fa che Tim Cook, successore di Steve Jobs alla guida di Apple – che con i suoi 3,300 dipendenti in Irlanda compete con i 4000 di Intel e di Hewlett-Packard -, abbia incontrato il primo ministro irlandese, Taoiseach Enda Kenny, con cui, secondo indiscrezioni circolate in Rete, si sarebbe anche affrontato il tema della regolamentazione fiscale. Proprio quello per il quale l’Irlanda si trova al centro del mirino europeo e dell’Ocse, in una lotta che potrebbe privare l’Irlanda del suo principale appeal internazionale. Una battaglia che si annuncia senza esclusione di colpi.

Carlo Marsilli