«Vinceremo perché abbiamo il progetto migliore. Aspettiamo a dire che la Lega non sarà il primo partito». Attilio Fontana, presidente della Lombardia e candidato del centrodestra alle regionali del 12 e 13 febbraio, non ha dubbi: i lombardi lo riconfermeranno e il suo partito si riscatterà dopo il risultato deludente delle ultime elezioni politiche. Sabato 28 gennaio, al teatro Manzoni di Milano, al suo fianco hanno sfilato tutti i big del Carroccio: i ministri in quota Lega del governo Meloni – Matteo Salvini (Infrastrutture), Roberto Calderoli (Autonomia), Giuseppe Valditara (Istruzione), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Alessandra Locatelli (Disabilità) – e i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Tra i temi sul tavolo l’autonomia differenziata, la sanità e le infrastrutture.

Da sinistra Giuseppe Valditara, Matteo Salvini, Alessandra Locatelli, Attilio Fontana, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti al teatro Manzoni di Milano (foto Matteo Negri)

«L’autonomia fa bene anche al sud» – Il cavallo di battaglia della Lega, l’autonomia differenziata, ha funzionato da collante di molti degli interventi sul palco del Manzoni. Calderoli vorrebbe portarla in consiglio dei ministri in tempi brevi, ma ha negato che sia per dare una spinta alla Lega in Lombardia, dove a settembre Fratelli d’Italia ha preso il doppio dei voti. «Non me ne frega niente delle Regionali», garantisce, «Fontana stravince lo stesso con i concorrenti che ha: un’ex assessore (Letizia Moratti, ndr), uno dei centri sociali (Pierfrancesco Majorino, ndr)e una che nessuno conosce (Mara Ghidorzi, ndr)». L’autonomia, però, resta una priorità: la Lombardia, secondo Calderoli, «è all’85% delle sue capacità» e con la riforma arriverebbe al 100%. Le accuse delle opposizioni di voler dividere l’Italia sono respinte al mittente. «L’autonomia fa bene anche al sud» dichiara Romeo. «Gli unici a cui non conviene sono i politici incapaci» rincara Salvini. Ottimista anche Fontana: «Ho parlato in questi ultimi tempi con tantissimi imprenditori e tutti hanno ribadito la necessità dell’autonomia. Bisogna semplicemente chiarire i dubbi» ha detto alla stampa, rispondendo a una domanda sull’atteggiamento “tiepido” del presidente di Confindustria Carlo Bonomi.

«La nostra sanità è la migliore» – Fontana promette di «abbattere definitivamente le liste d’attesa» nelle strutture sanitaria e attribuisce i ritardi agli «anni di Covid che hanno purtroppo impedito agli ospedali di lavorare a tempo pieno». Difende invece il modello lombardo, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato: «Le scelte le fa il pubblico, il privato dà solo una mano. La nostra sanità è la migliore». Salvini va oltre: «Se ogni anno gli ospedali lombardi devono accogliere 180mila persone vuol dire che nelle altre regioni qualcosa non va».

«Green andando forte» – Sì alla prima ferrovia a idrogeno in Valcamonica e alle autostrade elettrificate, no alle “zone 30”. Poi un piano organico di tutte le opere, da concordare con il ministro Salvini. È questo il piano per le infrastrutture lombarde del presidente uscente che aspira al secondo mandato. «Se le macchine vanno a 30 chilometri orari ci fermiamo tutti. La Lombardia sarà green andando forte» commenta Fontana, che si dice favorevole a una sostenibilità ambientale ma anche economica e sociale: «Non è che per la sostenibilità ambientale dobbiamo sconquassare la nostra economia e i nostri cittadini». Sul trasporto pubblico, poi, precisa che dovrebbe essere finanziato dallo Stato centrale e non risparmia una stoccata al sindaco di Milano Beppe Sala: «La Lombardia ogni anno mette 410 milioni di euro per integrare le risorse mandate da Roma. Qualche sindaco che si lamenta che è colpa nostra se lui aumenta il biglietto del tram dovrebbe vedersi questi numeri».

Verso le regionali Gli ultimi sondaggi diffusi prima dello stop alle pubblicazioni danno Fontana in vantaggio sui due sfidanti, ma lui è cauto: «Non credo ai sondaggi. Meglio essere davanti che dietro, ma non abbiamo ancora vinto niente. Vinceremo il 12 e il 13». E sui rapporti con gli alleati esclude tensioni: se anche Fratelli d’Italia dovesse avere un risultato migliore della Lega «non cambierà niente. Cinque anni fa la Lega ha preso molti più voti degli altri ma non ha mai prevaricato».