Majorino analizza i risultati del voto (Foto di Matteo Negri)

«Il risultato è inequivocabile, ci troviamo di fronte a un’altra vittoria netta della destra in Lombardia». Non usa mezzi termini Pierfrancesco Majorino, candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione, per commentare la sconfitta subita alle elezioni per il Pirellone. Gli ultimi dati disponibili riportano un ampio divario tra Fontana (56%) e Majorino (33%), peggiore perfino dell’ultima consultazione regionale, in cui il candidato del centrodestra aveva superato di 20 punti esatti il centrosinistra guidato da Giorgio Gori (29%). «Ho già telefonato al presidente Fontana complimentandomi con lui, come è giusto e doveroso fare in queste occasioni», ha proseguito Majorino, prima di addentrarsi nell’analisi della sconfitta.

Una candidatura tardiva«Il dato che riguarda l’astensionismo è preoccupante, ma questo non deve suonare come un alibi: l’affermazione della destra è netta», ha dichiarato Pierfrancesco Majorino alla stampa all’Ostello Bello (zona Centrale FS), dopo essersi scusato per le condizioni non ottimali della location (i giornalisti hanno seguito il discorso seduti per terra in una piccola sala della struttura). «A parte una frase infelice, per cui mi sono abbondantemente scusato, ho poco da rimproverarmi. Questa campagna elettorale è stata complicata fin dall’inizio: già due mesi fa la domanda che tutti si ponevano era chi sarebbe arrivato secondo tra me e Letizia Moratti. In queste settimane abbiamo organizzato decine di iniziative in tutta la Lombardia, ma abbiamo pagato il prezzo di aver presentato la candidatura solo due mesi prima del voto. Non è consigliabile ridursi all’ultimo in una regione governata dall’avversario per 28 anni e in cui questo gode di livelli di consenso altissimi», ha ammesso il candidato. Le primarie, tuttavia, non erano una soluzione praticabile secondo Majorino: «Arrivati a dicembre con una coalizione tutta da costruire, non era possibile organizzare delle primarie per scegliere il candidato. Questo percorso sarebbe dovuto iniziare mesi e mesi prima».

Le basi per la ripartenza – Un’altra problematica riscontrata da Majorino è stata l’assenza di una leadership nazionale: «Il Partito Democratico diventerà un caso di studio a livello internazionale per aver avviato una consultazione interna durante elezioni regionali rilevanti come quelle in Lazio e Lombardia. Non avere un leader nazionale sicuramente non ci ha aiutato, ma anche nel momento più difficile della sua storia il Pd ha ottenuto un buon risultato a livello di lista, migliorando quello delle scorse politiche. In particolare, mi riempie di orgoglio sapere che la maggioranza dei giovani lombardi che ha partecipato al voto ha scelto di dare a me la sua fiducia». La speranza resta ora quella di costruire un’alternativa alla destra nei prossimi cinque anni: «La sfida per governare in Lombardia è durissima, ma un giorno dovremo vincerla. Per questo ho deciso di dimettermi dal Parlamento europeo per restare in Consiglio regionale e portare avanti un’opposizione determinata e propositiva», ha dichiarato Majorino, escludendo anche l’ipotesi di candidarsi a sindaco di Milano nel 2026. E sul futuro del partito ha rilanciato: «Sono convinto che dalle primarie possa arrivare un’iniezione di nuove energie: il Pd ha sinceramente bisogno di ricostruirsi e anche noi abbiamo dato un contributo in questa direzione».

Majorino bacia la moglie al termine della giornata elettorale (Foto di Matteo Negri)

Questione di alleanzeAl di là del Pd, i primi risultati sui voti alle liste non sembrano essere generosi con il Movimento 5 Stelle, dato intorno al 4%. «Non attribuisco ai 5 Stelle la responsabilità della sconfitta», prova a smorzare Majorino,«anche se certo speravo che il divario tra la nostra coalizione e il centrodestra fosse inferiore. Sono però convinto che abbiamo aperto una fase di dialogo che mi auguro vada avanti, ma ancor di più spero che le tre forze di opposizione a livello nazionale capiscano che quando c’è un turno unico, se non ci uniamo vince la destra». Il riferimento è alla decisione del Terzo Polo di correre in solitaria a sostegno di Letizia Moratti: «Credo che la decisione di Calenda sia stata sbagliata. Gli elettori hanno dato un giudizio spietato alla proposta di Moratti, che mi risulta non entrerà nemmeno in Consiglio regionale. Magari non avremmo vinto nemmeno con il Terzo polo, ma il voto ha dimostrato come Moratti fosse l’ultima delle ipotesi possibili», ha concluso Majorino.