Centinaia di migliaia di persone sono scese il 15 marzo in strada a Belgrado contro il presidente Aleksandar Vucic. Talmente tante che le stime del governo parlano di 100mila manifestanti, mentre la stampa arriva a contarne 500mila: si tratta, in ogni caso, della più grande mobilitazione degli ultimi 25 anni nel Paese. Le proteste, che vanno avanti da novembre, sono guidate dagli studenti e sono nate dal crollo della stazione di Novi Sad che causò 15 morti. Ci sono stati scontri con la polizia, e sembra che la sicurezza serba abbia utilizzato anche cannoni sonici contro i protestanti.

La protesta – Da giovedì 13 marzo era iniziata la mobilitazione per arrivare a Belgrado, dove sabato studenti e cittadini hanno marciato contro l’amministrazione del presidente Aleksandar Vucic. 44 persone sono rimaste ferite a causa degli scontri con la polizia, 22 sono state arrestate. Durante la protesta, ci sono stati anche 15 minuti di silenzio per le vittime di Novi Sad: in quel momento i manifestanti hanno sentito degli spari. Il media serbo N1, che, come gli altri, ha riferito che si trattava del rumore di un cannone sonico (non letale, ma usato spesso per disperdere la folla), ha anche detto che questo tipo di arma è in dotazione al sistema di sicurezza serbo.

La reazione del presidente – Dopo la manifestazione di sabato 15 marzo, il presidente Vucic ha detto in tv che ha capito il messaggio delle proteste, che è pronto a «partecipare alle elezioni» e che accetterà «il verdetto del popolo». La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non ha ancora commentato e l’Europa non ha preso una posizione da novembre, anche dopo una lettera aperta scritta a gennaio da accademici, giornalisti e artisti serbi in cui chiedevano che l’Ue si interessasse della questione.

I media serbi – Alla manifestazione hanno partecipato anche molti giornalisti, che hanno pubblicato articoli e video in favore delle manifestazioni. Oltre a N1, il canale televisivo Nova ha pubblicato un video definendo la piazza come un «magnifico evento a Belgrado». L’ingresso della tv di stato, Rts, è stato invece bloccato dagli studenti, dopo che le proteste iniziate a novembre erano state sminuite nei loro programmi.

Come è iniziata – Gli studenti universitari, oltre a chiedere la pubblicazione dei documenti di ristrutturazione della stazione di Novi Sad, chiedono anche un aumento del 20% per i fondi all’istruzione, l’incriminazione per chi ha attaccato i manifestanti durante le proteste e la caduta delle accuse per i protestanti che sono stati incriminati in questi mesi. Il crollo della stazione ferroviaria, da cui è partito tutto, ha rappresentato l’evidenza di un governo corrotto. Per questo, agli studenti, si sono nel tempo aggiunti anche i cittadini. In particolare, il 27 gennaio, sono scesi in piazza anche i contadini. Proprio dopo quella marcia, il primo ministro Miloš Vucevic (Sns, partito progressista serbo) si era dimesso, nel tentativo, non riuscito, di fermare le proteste.