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L’ayatollah Ali Khamenei

La firma per quello che poteva essere un accordo storico sul nucleare si allontana di nuovo. Nel giorno in cui a Ginevra inizia il round di colloqui con i Paesi del 5+1, la guida suprema iraniana Ali Khamenei ha messo in chiaro la posizione del governo di Teheran: “L’Iran non cederà nemmeno una virgola dei propri diritti nucleari, che devono essere riconosciuti”. I negoziatori iraniani a Ginevra hanno delle “linee rosse” che devono essere rispettate. Da Teheran, la Guida suprema ha affermato che l’Iran e vuole essere amico con tutti i Paesi e “anche con la nazione americana”, sebbene il suo governo sia “ostile”. Ha poi negato che il suo Paese sia una minaccia per il mondo. Un’accusa, ha detto, mossa “dai nemici della nazione, specialmente dal cane rabbioso della regione”, il “regime sionista (Israele, ndr) che parla dalla sua bocca malevola e sporca”. Israele, ha continuato Khamenei, “è destinato a sparire, perchè un regime imposto con la forza”.

A rappresentare l’Iran nel vertice di Ginevra, iniziato a poche ora di distanza dall’attentano all’ambasciata iraniana a Beirut, il ministro degli Esteri, Mohammed Javad Zarif. Nei giorni scorsi Zarif aveva dichiarato che il suo Paese è “pronto a trovare una soluzione” alla questione del nucleare, ammettendo comunque che i colloqui di Ginevra costituiscono un “processo molto difficile” e che “serve cautela”. Dall’altro lato, alla vigilia dell’incontro, il presidente Obama rassicurava gli alleati europei e Israele: “Cerchiamo di trovare una soluzione, ma le sanzioni in vigore restano”. Il presidente statunitense ha detto che il Paese presieduto da Hassan Rohani “fermerebbe il suo programma nucleare e ridurrebbe alcuni degli elementi che altrimenti permetterebbero all’Iran di avvicinarsi al cosiddetto breakout capacity”, ossia la capacità di produrre una bomba atomica. Ha poi aggiunto che le ispezioni giornaliere da parte di enti indipendenti potrebbero rientrare nell’intesa. In cambio gli Stati Uniti “aprirebbero un pochino il rubinetto”, intendendo che alcune delle sanzioni potrebbero venire meno.

Intanto, il premier israelilano Benyamin Netanyahu prosegue la sua offensiva diplomatica sul dossier iraniano: dopo aver ricevuto il presidente francese Francois Hollande, incontrerà Putin al Cremlino. Secondo quanto annunciato dalla radio militare israeliana, il capo del governo dello stato ebraico riferirà al presidente russo che, secondo le proprie informazioni, se le sanzioni nei confronti di Teheran fossero rese più blande, quest’ultima sarebbe in grado di disporre dell’arma atomica in “poco più di un mese”, rischiando di portare un clima di terrore in tutto il Medio Oriente.

Stefania Cicco