132 milioni di dollari. Tanto è costata a Roman Abramovich la notizia, uscita il 25 marzo e poi smentita, del suo arresto da parte dell’Fbi negli Stati Uniti. Il portavoce dell’agenzia americana Paul Bresson ha riferito che il miliardario russo non è mai stato fermato. Ma intanto le società dell’oligarca russo avevano già perso dal 3 al 6 per cento in borsa a Mosca e Londra.

Un avvocato russo, Alexander Dobrovinski, ha reso noto che Abramovich era stato interrogato dall’Fbi in merito all’assegnazione alla Russia dei Mondiali di calcio del 2018. “Roman Abramovich è stato convocato per un interrogatorio all’Fbi, dato che gli americani hanno manifestato interesse sul modo in cui la Russia ha ottenuto il diritto di ospitare il campionato mondiale di calcio nel 2018. L’Fbi sospetta l’esistenza di un fattore di corruzione nella scelta” della Russia. L’avvocato si è rifiutato di rivelare la fonte delle sue informazioni, definendola però “assolutamente attendibile”. Dovrovinski ha anche precisato che il magnate è stato interrogato, ma non fermato.

Anche questa notizia è stata smentita da John Mann, il portavoce del miliardario. “Ripeto: Roman Abramovich non è stato né fermato né interrogato dall’Fbi. Le informazioni fornite dall’avvocato Dobrovinski non corrispondono alla verità”. Queste le parole rilasciate all’agenzia di stampa russa Interfax.

Ma i media stranieri continuano ad essere convinti delle loro fonti, rilanciano la notizia e si interrogano sui motivi del possibile interrogatorio. Oltre al calcio, Abramovich potrebbe essere stato interrogato su un possibile riciclaggio di denaro, su alcune sue vicende imprenditoriali oppure ancora sulla morte del suo ex socio in affari, Boris Berezovsky.

Enrico Tata