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All’ultimo minuto lo staff gli ha tolto la gestione dell’account Twitter. Ma la battaglia sui social network sembra averla vinta comunque lui, Donald Trump. Una ricerca del Massachusetts Institute of Technology ha infatti individuato nel candidato repubblicano la persona più influente in questa corsa alla Casa Bianca. Per stilare la classifica (che raccoglie oltre ai politici, anche testate giornalistiche e celebrità per un totale di 150 influencers), uno dei parametri determinanti è stata proprio la capacità di orientare l’opinione pubblica attraverso Twitter. Dopo Trump ci sono Hillary Clinton e Bernie Sanders.

Enorme la mole di dati considerati. Dal mese di agosto, il Mit ha analizzato 500 milioni di tweet al giorno. I social network, e Twitter in particolare, hanno giocato un ruolo sempre crescente. Basti pensare che Donald Trump è seguito da 13 milioni di follower, Hillary Clinton da 10,2 milioni. La platea virtuale, ma estemporanea, di entrambi è sconfinata. C’è un aspetto curioso dell’utilizzo del social da parte di Clinton e Trump. Twitter è stato usato da entrambi prevalentemente per attaccare il rivale politico. Le accuse e le invettive che i candidati si sono scambiati durante la campagna elettorale hanno trovato nei social network uno straordinario megafono. Per esempio, Clinton ha più volte twittato sul discusso rapporto di Trump con le donne, e il tycoon ha attaccato l’ex first lady di corruzione e scandali, lanciando l’hashtag #DrainTheSwamp, (che tradotto suona all’incirca: “estirpa il male”). E proprio la spesso esagitata gestione dell’account da parte del candidato repubblicano avrebbe spinto il suo staff, secondo quanto rivela il New York Times, a impedirgliene la gestione negli ultimi due giorni prima del voto. Immediato il commento del presidente Barack Obama: “Se qualcuno non sa gestire un account Twitter, figuriamoci i codici nucleari”.

Oltre ai tweet degli account ufficiali dei candidati, in ogni caso, sono milioni i messaggi elettorali lanciati da sostenitori o detrattori dei candidati, in grado di orientare il dibattito politico. Uno studio di due ricercatori italiani della University of Southern California ha rivelato però che quasi il 20% dei tweet elettorali sono generati da bot. Ovvero sono creati artificialmente da account programmati. È sempre più difficile distinguerli dai tweet scritti da persone in carne e ossa: la loro pervasività rischia in influire negativamente sulle elezioni, perché spesso diffondono informazioni non verificate e polarizzano il dibattito. Come se già non fossero sufficienti i messaggi dei due candidati a farlo.