«Lavorerò per far andare l’America sempre avanti, per un’America migliore, per un sogno che non finisca mai e un migliaio di punti di luce». Con queste parole George Herbert Walker Bush salutava l’America dalla Casa Bianca, dove si insediava per il suo primo e unico mandato da Presidente degli Stati Uniti. Era il 20 gennaio del 1989, l’anno che si sarebbe concluso con il ritiro dell’Armata Rossa da Kabul e con la demolizione del muro di Berlino, emblema e nerbo della Guerra fredda. Fu proprio George Bush senior, 41° inquilino della Casa Bianca e padre del 43°, George W. Bush, a rendere possibile la riunificazione tedesca, perseguendo la distensione nel dialogo con la Russia di Gorbacëv all’indomani dal disarmo sovietico in Afghanistan e trascinando l’Europa dalla sua parte.

Soldato – Nato a Milton, tra le Blue Hills del Massachussetts, prima di diventare  commander in chief dell’esercito americano ne fu un soldato e un guerriero: pilota della Marina, combattè nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale, fu abbattuto e decorato. Nel dopoguerra si immerse giovanissimo nel tourbillon della politica. Dopo la laurea in economia a Yale nel 1948 e l’ingresso nella Skull and Bones, società studentesca segreta di cui farà parte anche il figlio George Bush Junior, nel 1966 fu eletto per la prima volta alla Camera dei Rappresentanti e riconfermato due anni dopo, quando Nixon divenne Presidente. Tre anni dopo, nel pieno dello scandalo Watergate, Bush era ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu, presto richiamato da Nixon a prendere le redini dell'”elefante” per salvaguardare il Paese e il partito repubblicano. A capo prima dell’ufficio diplomatico nella Cina Popolare, poi della Cia, il padre di Bush Junior raggiunse lo Studio ovale passando per due mandati da vicepresidente, sempre al seguito di Ronald Reagan.

Alla Casa Bianca – Eletto Presidente nel 1988, rivolse le sue energie alla causa mediorientale,  prima liberando il Kuwait dopo l’invasione dell’Iraq, poi al conflitto tra israeliani e palestinesi: impose Yitzhak Shamir quale Primo Ministro ultra conservatore a Israele e minacciò il Paese d’interrompere gli aiuti economici se questo non avesse cessato la costruzione di colonie in Cisgiordania. Nel 1992 George Bush fu costretto a lasciare la Casa Bianca, sconfitto dal democratico Bill Clinton, ma non smise mai di occuparsi di politica, coadiuvando il figlio all’inizio del primo mandato presidenziale (2001-2005). Strenuo difensore dei tradizionali ideali conservatori, Bush non ha digerito mai del tutto l’elezione dell’outsider Donald Trump a quarantacinquesimo Presidente americano. Malato da tempo di Parkinson, l’ex Presidente, che Barack Obama ha definito “patriota”, si è spento sette mesi esatti dopo la moglie Barbara, che aveva sposato 73 anni fa.