I 2.550 militari statunitensi in Afghanistan rimarranno in Medio Oriente anche dopo la fine di aprile, contrariamente a quanto previsto dall’accordo di Doha firmato il 29 febbraio. Lo riferiscono all’agenzia di stampa Reuters fonti della Nato, sottolineando che «le condizioni non sono state rispettate e, con la nuova amministrazione Usa, la politica sarà modificata». Al posto di un «ritiro affrettato potremmo assistere a una strategia d’uscita molto più meditata», concludono dal Patto Atlantico. Non è stato ancora definito invece cosa accadrà dal primo maggio, anche se la stessa fonte ha suggerito che le truppe potrebbero rimanere sul campo. Il 17 e il 18 febbraio si incontreranno i ministri della difesa della Nato e, secondo un diplomatico europeo citato dall’agenzia britannica, potrebbero decidere una linea comune.
Gli accordi di Doha – Secondo gli accordi firmati nella capitale del Qatar, gli Stati Uniti avrebbero dovuto chiudere 5 basi militari, allentare le sanzioni economiche fino ad eliminarle e ritirare progressivamente le loro truppe. Una mossa subordinata però al rispetto degli impegni da parte dei talebani. Questi ultimi avrebbero dovuto dialogare con il governo del presidente Ashraf Ghani ed impedire ad Al-Qaeda di operare nelle aree sotto il loro controllo. Entrambi gli obiettivi, secondo Reuters, sono stati raggiunti soltanto in modo parziale: la violenza non si è fermata. Il portavoce del Pentagono John Kirby il 28 febbraio ha accusato i talebani di «non rispettare i loro impegni a rinunciare al terrorismo e a fermare le aggressioni contro le forze di sicurezza afghane».
«Possibili nuovi attacchi talebani» – I talebani dal canto loro si dicono preoccupati dalla possibilità che il governo statunitense possa cambiare posizione e non ritirare le truppe dal Paese mediorientale in cui è presente dal 2001 con gli alleati europei, tra cui un contingente italiano. Reuters cita due fonti dei guerriglieri che minacciano: «Se gli accordi di Doha non verranno applicati ci saranno delle conseguenze. Su questo non c’è il minimo dubbio. E la colpa cadrà su quella parte che non ha onorato l’accordo». Possibili nuovi attacchi sono confermati anche da Ahsley Jackson, co-direttore del centro studi sui gruppi armati del think tank britannico Overseas Development Institute. Jackson, sentito dalla Reuters, ha sottolineato che la mancanza di una decisione rafforza le idee degli scettici tra i talebani «che non hanno mai creduto al ritiro volontario statunitense». Il governo afghano, secondo quanto scrive The New York Times, vorrebbe invece un programma di ritiro più lento di quello concordato.
La nuova rotta di Biden – Lo stop del ritiro dall’Afghanistan conferma la netta discontinuità tra il nuovo presidente Joe Biden e Donald Trump. Biden ha fatto rientrare gli Stati Uniti nell’accordi di Parigi sul clima, eliminato il divieto per le persone transgender di combattere nell’esercito e cancellato le limitazioni alla concessione di visti per i cittadini di alcuni Paesi africani e a maggioranza musulmana. Infine, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha stoppato la costruzione del muro con il Messico e puntato ad un maggiore multilateralismo in politica estera.