L’occupazione occidentale sta per finire (salvo ripensamenti parziali, sempre possibili) ma la violenza non si ferma in Afghanistan. Il debole governo dell’attuale presidente Ashraf Ghani continua a perdere terreno in favore dei talebani, pronti a sfruttare il ritiro delle truppe Nato per riconquistare il controllo del Paese. Da quando il Presidente americano Joe Biden ha annunciato il disimpegno Usa da Kabul, i talebani hanno cominciato la propria avanzata con attacchi in ogni zona del Paese. Oltre un terzo dei 421 distretti afghani sono ormai in mano alle forze integraliste, con almeno trecento uomini dell’Esercito nazionale che, alle 6.30 di domenica 4 luglio, sono fuggiti in Tajikistan, lasciando la provincia del Badakhshan agli avversari. Il governo di Kabul sembra inerte di fronte all’offensiva nemica, con l’esercito sfiduciato e pronto a consegnare anche gli ultimi territori rimasti. Significativo che i talebani si siano spinti fino al Nord del Paese, a un passo da Kandahar, zona che in questi anni è stata roccaforte delle truppe statunitensi.
L’accordo di Doha – L’11 settembre 2021, a 20 anni dall’inizio dell’occupazione, dovrebbe chiudersi ufficialmente la guerra più lunga degli Stati Uniti. Joe Biden lascerà il Paese probabilmente in mano agli stessi talebani contro cui nel lontano 2001 era iniziata l’invasione e che hanno ricevuto legittimazione politica dagli accordi di Doha siglati con Trump nel 2020. L’intesa prevede l’impegno dei fondamentalisti a rompere i rapporti con al-Qaeda e ogni organizzazione terroristica, iniziando invece un dialogo diplomatico con il governo afghano che possa portare a una pace duratura. Alla diplomazia, però, si sta sostituendo la conquista armata. Le truppe talebane stanno avanzando senza incontrare alcuna resistenza, con 13 distretti occupati nel solo weekend del 4-5 luglio. Il generale Hibatullah Alizai, comandante delle forze speciali governative, ha annunciato “cinture di protezione” intorno alle grandi città e agli snodi stradali principali, ma poco potrà contro la spinta ideale e il sostegno popolare di cui godono i talebani, di cui le truppe di Kabul non sembrano più godere.
L’accordo di Kabul – Un altro accordo era stato siglato a Kabul nel 2020, intesa che sarà con ogni probabilità violata. Gli Stati Uniti si erano impegnati a sostenere gli sforzi del governo afghano per trovare un’intesa politica anche con i talebani. Intento che nei fatti si è tradotto nell’abbandono dell’Afghanistan al suo destino. Ai microfoni della BBC è arrivato il monito dei talebani stessi: «Ogni soldato straniero sul territorio afghano oltre il settembre 2021 sarà considerato un occupante ostile, in violazione diretta degli accordi di Doha». La preoccupazione dei fondamentalisti è che Biden possa ritardare il ritiro delle truppe, con mille soldati americani che potrebbero rimanere oltre il termine stabilito per proteggere missioni diplomatiche e aeroporti.