«Pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me». Queste le parole di padre Christian Carlassare, 43 anni, orginario di Schio nel Vicentino, a poche ore dall’agguato a opera di due uomini armati. Secondo la fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, il monsignore ha riportato gravi ferite alle gambe ma si trova in «condizioni stabili». Si attende ora una manifestazione non violenta da parte dei fedeli del religioso per protestare contro l’attentato che, secondo alcune ricostruzioni, potrebbe essere legato agli odi interetnici tra i due gruppi più numerosi nel Paese, i Nuer e i Dinka.

L’agguato – L’attacco è avvenuto 30 minuti dopo la mezzanotte di domenica 25 e ha coinvolto non solo padre Christian, che dopo essere stato picchiato è stato colpito da quattro proiettili alle gambe, ma anche una suora che si trovava con lui in quel momento, soltanto malmenata. Ancora ignoti i due aggressori, che armati hanno fatto irruzione nella casa del religioso. Il ministro dell’Informazione dello Stato dei Laghi William, Kocji Kerjok, ha fatto sapere che in seguito all’aggressione sono state già arrestate 24 persone. Stando alle prime ricostruzioni sembrerebbe che l’attacco sia stato pianificato per spaventare il missionario a pochi giorni dalla sua consacrazione a vescovo della diocesi di Rumbek, posizione rimasta vacante dopo la morte, nel 2011, di monsignor Cesare Mazzolari.

Le condizioni – Sono stati di medici di Cuamm i primi a soccorrere padre Carlassare, il quale, dopo aver perso molto sangue, è stato trasferito nella capitale, Juba. Si attende un ulteriore trasferimento a Nairobi, dove sarà sottoposto a una trasfusione. Al momento è cosciente e fuori pericolo e ha già rassicurato la sua famiglia sulle sue condizioni di salute.

Chi è – Originario di Schio, in provincia di Vicenza, padre Christian, con i suoi 43 anni, è il più giovane vescovo italiano. Nominato da Papa Francesco lo scorso 8 marzo, il missionario era stato accolto nella diocesi di Rumbek (nata nel 1975 e a maggioranza dinka, una delle etnie più numerose del Paese) il 16 aprile. Un inizio positivo, si legge su Nigrizia, rivista italiana mensile dei missionari comboniani dedicata al continente africano, «ma probabilmente a qualcuno non andava giù che un giovane venuto da lontano e che avesse lavorato per quindici anni con l’altro gruppo etnico preponderante nel Paese, i Nuer, fosse stato scelto proprio per guidare la Diocesi».